18 Agosto 2014

Il Papa, la Cortina di bambù e le aperture della Cina

di Fabrizio Fava
Il Papa, la Cortina di bambù e le aperture della Cina
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Con il viaggio in Corea del Sud, papa Francesco ha voluto dimostrare l’interesse che riveste l’Asia per la Chiesa. Infatti questa visita, benché svolta in una nazione, ha avuto come orizzonte l’intero continente, in particolare la Cina, alla quale il Papa non ha mai fatto mistero di guardare con interesse. Così la Corea del Sud in questi quattro giorni (14 – 18 agosto) è stata sede di una visita storica, che ha dato frutti non solo a livello spirituale, ma anche geopolitico, dal momento che ha assestato qualche colpo al muro che divide le due Coree; il quale non separa solo due Paesi fratelli, ma è anche il simbolo di una separazione tra mondi, quello comunista e quello capitalista. Una divisione che affatica lo sviluppo di relazioni, politiche e commerciali, tra i diversi Paesi asiatici.

Francesco ha invocato la riunificazione dei due Paesi, di un popolo diviso da una Cortina di Bambù sempre più anacronistica. Ma a differenza di quanto avvenne per la caduta del Muro di Berlino, che è stata interpretata da storici e analisti (e così di fatto è stato) come la vittoria di una parte sull’altra (la sconfitta del comunismo e il trionfo del capitalismo sfrenato), il cammino indicato da Bergoglio è stato nel segno della riconciliazione. Una riconciliazione dalla quale tutti potrebbero giovarsi, senza vincitori e vinti.

Anche per questo le parole del Papa hanno lasciato tutt’altro che indifferente il governo di Pechino, che si è detto pronto al dialogo sul tema. Ne scrive, in un bell’articolo su La Repubblica di domenica 17 agosto, Giampaolo Visetti. Se l’arrivo del Papa a Seul era stato accolto con un lancio di missili in mare di Pyongyang e qualche incertezza da parte di Pechino, è pur vero che «i due regimi comunisti dell’Oriente hanno inviato ieri (sabato 16/8, ndr.) importanti segnali di apertura al dialogo». Anzitutto il permesso al sorvolo del territorio della Repubblica popolare cinese, concesso per la prima volta all’aereo di un pontefice: un “privilegio” non concesso nel 1989 a Giovanni Paolo II. Quindi alcuni significativi segnali di interesse da parte dei giornali  cinesi. È sempre Visetti a riportare che «i media di Stato cinese» hanno dedicato articoli a questa visita. Sembra cosa da poco ma non lo è, se si considera, tra l’altro, che «la tv di Stato, strettamente controllata dal governo, ha osservato che “sbloccare la questione coreana significherebbe sbloccare l’intera partita dell’Asia”».
Francesco tende la mano e Pechino risponde. Perché per sciogliere il nodo coreano occorre passare dalla Cina. Così, dopo anni di rapporti difficili, ancorché informali, tra Santa Sede e Dragone, sembra che il pontificato di Bergoglio stia gettando le fondamenta di un rapporto nuovo e proficuo.

Il primo mattoncino è il messaggio che il Papa, sorvolando lo spazio aereo cinese, ha inviato al presidente Xi Jinping: «Rivolgo i migliori auguri a vostra eccellenza e ai suoi concittadini, e invoco le benedizioni divine di pace e benessere sulla nazione». Può sembrare un messaggio di cortesia, ma è tutt’altro. Tanto che pronta è stata la risposta di Pechino, per bocca di un portavoce del Ministero degli Affari Esteri: «La Cina spera di condurre un dialogo costruttivo con il Vaticano e promuovere il miglioramento delle relazioni bilaterali», rende noto China Daily, che riporta anche il commento del Ministro Hua Chunying: «Abbiamo notato le osservazioni di Papa Francesco. La Cina è sempre stata sincera nel migliorare i rapporti con il Vaticano e ha fatto sforzi positivi per questo».
E c’è di più. Il corrispondente di Repubblica riporta che «alti funzionari del governo rivelano che il presidente Xi Jinping ha voluto leggere i discorsi di Bergoglio a Seul e che è rimasto “colpito” dalla forma dei suoi appelli alla pace e alla riunificazione delle due Coree». Ed eccoci al punto: «Pechino, ha scritto l’edizione in inglese del giornale del partito (People’s Daily), “è stanca di perdere la faccia davanti al mondo” per mantenere la sempre più costosa dittatura ereditaria di Kim Jong-un in Corea del Nord, sull’orlo del fallimento a causa della corsa alle armi atomiche. E quindi «la caduta del comunismo di Pyongyang è un argomento di cui Xi Jinping “a certe condizioni è oggi disponibile a discutere”».

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