29 Settembre 2014

Il Papa: non difendersi, ma riconoscersi peccatori apre alla misericordia di Dio

Il Papa: non difendersi, ma riconoscersi peccatori apre alla misericordia di Dio
Tempo di lettura: 2 minuti

Padre Lorenzo Ricci

«In tempi di tribolazione e di turbamento si solleva sempre un polverone di dubbi e di sofferenze, e non è facile andare avanti, proseguire il cammino. Soprattutto nei tempi difficili e di crisi vengono tante tentazioni: fermarsi a discutere di idee, lasciarsi trasportare dalla desolazione, concentrarsi sul fatto di essere perseguitati e non vedere altro». Così il Papa ai gesuiti in un incontro per i duecento anni dalla ricostituzione dell’Ordine.

Nel ripercorrere la temperie che portò alla soppressione dell’ordine, il Papa ha spiegato come padre Ricci, l’allora generale, era riuscito, nonostante vedesse «le nubi addensarsi all’orizzonte», a fare opera di «discernimento»: «si è fatto carico della vocazione della Compagnia. Lui doveva custodirla, e si è fatto carico». Un atteggiamento che «ha portato i gesuiti a fare l’esperienza della morte e risurrezione del Signore».

Un’esperienza, quella dei gesuiti, che evidentemente il Papa ha voluto indicare come un modello, almeno uno dei modelli, per la Chiesa: «Davanti alla perdita di tutto – ha infatti proseguito Francesco -, perfino della loro identità pubblica, non hanno fatto resistenza alla volontà di Dio, non hanno resistito al conflitto cercando di salvare sé stessi. La Compagnia – e questo è bello – ha vissuto il conflitto fino in fondo, senza ridurlo: ha vissuto l’umiliazione con Cristo umiliato, ha ubbidito. Non ci si salva mai dal conflitto con la furbizia e con gli stratagemmi per resistere. Nella confusione e davanti all’umiliazione la Compagnia ha preferito vivere il discernimento della volontà di Dio, senza cercare un modo per uscire dal conflitto in modo apparentemente tranquillo o almeno elegante».

Così facendo, i gesuiti hanno «privilegiato la storia rispetto a una possibile “storiella” grigia, sapendo che è l’amore a giudicare la storia, e che la speranza – anche nel buio – è più grande delle nostre attese».

 

Stupendo il passaggio successivo: «Ricci giunge, proprio in questa occasione di confusione e di smarrimento, a parlare dei peccati dei gesuiti. Sembra fare pubblicità al contrario! Non si difende sentendosi vittima della storia, ma si riconosce peccatore. Guardare a se stessi riconoscendosi peccatori evita di porsi nella condizione di considerarsi vittime davanti a un carnefice. Riconoscersi peccatori, riconoscersi davvero peccatori, significa mettersi nell’atteggiamento giusto per ricevere la consolazione».

«Dio è misericordioso – ha proseguito il Papa – Dio corona di misericordia. Dio ci vuol bene e ci salva. A volte il cammino che conduce alla vita è stretto e angusto, ma la tribolazione, se vissuta alla luce della misericordia, ci purifica come il fuoco, ci dà tanta consolazione e infiamma il nostro cuore affezionandolo alla preghiera».

Quindi un cenno sull’attualità: «La nave della Compagnia è stata sballottata dalle onde e non c’è da meravigliarsi di questo. Anche la barca di Pietro lo può essere oggi. La notte e il potere delle tenebre sono sempre vicini. Costa fatica remare. I gesuiti devono essere “rematori esperti e valorosi” (Pio VII, Sollecitudo omnium ecclesiarum): remate dunque! Remate, siate forti, anche col vento contrario! Remiamo a servizio della Chiesa. Remiamo insieme! Ma mentre remiamo – tutti remiamo, anche il Papa rema nella barca di Pietro – dobbiamo pregare tanto: “Signore, salvaci!”, “Signore salva il tuo popolo!”. Il Signore, anche se siamo uomini di poca fede e peccatori ci salverà. Speriamo nel Signore! Speriamo sempre nel Signore!».

Chiesa
4 Ottobre 2019
Il Papa assediato