17 Dicembre 2014

Pakistan: la strage degli innocenti

Pakistan: la strage degli innocenti
Tempo di lettura: 3 minuti

 

Di fonte a certe tragedie forse sarebbe meglio osservare il silenzio. È quel che abbiamo fatto ieri quando l’ondata di orrore che ha investito il mondo ci ha sommerso. Quando un commandos di terroristi è penetrato in una scuola pakistana, quella per i figli dei dirigenti del Paese, e ha fatto strage di bambini.

Oggi qualche cenno va pur speso, seppur a fatica.

 

Si legge delle ragioni geopolitiche della strage, che sarebbero da rinvenirsi, come da rivendicazione ufficiale, nella vendetta per l’efficace opera di contrasto contro i talebani messa in atto dalle forze governative. Vero, certo. Ma questo non spiega perché a poche ore di distanza la stessa organizzazione, altro ramo, abbia voluto colpire uno scuolabus in Yemen.

 

La spiegazione più profonda va cercata altrove. Bersaglio della follia omicida degli jihadisti erano i bambini, i bambini della scuola pakistana come quelli dello scuolabus yemenita.

Alcuni commentatori hanno spiegato questa scelta omicida come diretta contro l’istruzione. Lo jihadismo non sopporta l’istruzione, perché l’educazione porta degenerazione e allontana dalla via dell’islamismo.

 

Possibile, certo. Epperò l’impressione netta è che bersaglio di questa follia non sia l’istruzione, che rimane cosa da adulti e da adulti è strutturata, bensì l’innocenza dei bambini. Non che le vite delle persone adulte, insegnanti e altro, uccisi nella scuola pakistana e sullo scuolabus yemenita valga nulla, ma queste, purtroppo, sono solo vittime collaterali di una guerra portata contro l’innocenza bambina.

 

Già, l’innocenza. In questo periodo di Avvento, a breve i cristiani di tutto il mondo ricorderanno la strage di Erode. Anche la follia satanica che dilaga nel mondo ha voluto rinnovare a suo modo questa memoria, replicandola in forma moderna e forse più gratuita, ché allora, in fondo, Erode aveva nel suo sanguinario agire uno scopo politico (eliminare la minaccia di uno scomodo successore); qui tutto è follemente simbolico, di un simbolismo satanico. Per il potere certo, ma da raggiungere non solo attraverso la forza, ma attraverso un perverso simbolismo al quale appartengono i sacrifici umani.

 

Una nota ulteriore sia concessa, Molti giornali hanno accostato tale tragedia a quella di Beslan. Un accostamento appropriato, che rinnova l’inquietudine provata quando combattenti ceceni sono piombati in Siria per combattere contro Assad (il regime-change sognato dalla cancellerie occidentali e dalle petromonarchie era praticamente fallito) ribaltando le sorti della battaglia. Inquietudine legata alle lodi che di questi combattenti, autori di quella tragica strage bambina, venivano intessute da diversi giornalisti. Solo molto tempo dopo il registro è leggermente cambiato e si è iniziato a parlare di questi combattenti come collegati ad Al Qaeda (anche se ancora si tace degli stretti legami tra questi e il sedicente esercito di liberazione siriano).

 

Una digressione, questa sulla Siria, che può sembrare fuori luogo, ma non lo è affatto. Le ambiguità registrate in Siria non aiutano a combattere l’orrore che si è manifestato in Pakistan e in Yemen. Anzi.

 

Altra digressione: dopo la strage di Beslan ci fu una gara tra media occidentali ad attribuire la colpa dell’eccidio a Vladimir Putin. Sua sarebbe stata la colpa di quella strage per il modo e la forma con la quale sono intervenute le forze speciali. Nessuno, giustamente, ha criticato l’intervento delle forze speciali in Pakistan, nessuno ha osato dire o scrivere, giustamente, che la colpa di questo eccidio fosse da ascrivere al governo pakistano.

Altra ambiguità da tenere in considerazione, soprattutto in questo momento.

 

A chiusura di questo articolo viene spontaneo citare la Bibbia. Oggi che il dolore di questa nuova strage bambina si mischia a un dolore più antico: «Un grido si è udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e rifiuta di essere consolata, perché non sono più».

Parole che risuonano disperate, come quelle delle madri e dei padri pakistani, delle madri e dei padri yemeniti. Ma che sono scritte nel libro che il Signore ha consegnato ai suoi come anticipo di una speranza indicibile. E oggi come allora, in questo tempo di Avvento nel quale oscuri signori della guerra rinnovano la strage degli innocenti per impedire che una soffio di speranza possa diffondersi in questo povero mondo.

 

 

Archivio Postille
6 Febbraio 2016
La crisi libica e la morte di Giulio
Archivio Postille
2 Febbraio 2016
Iowa: la vittoria di Cruz e della Clinton