4 Marzo 2015

Quando Putin avvertì: vogliono una vittima sacrificale

Quando Putin avvertì: vogliono una vittima sacrificale
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Proponiamo ai nostri lettori la visione di un video che riprende parte di un programma del canale televisivo HTB (Ntv), uno dei più importanti della Russia, del 9 febbraio del 2012. Putin allora era ancora primo ministro ed era andato in Tv in vista della campagna elettorale.

 

Così l’attuale Presidente russo: «[…] Perché quelli che lei ha citato [risponde a una domanda ndr.] vogliono veramente gli scontri, cercano di organizzarli in ogni modo. Sono pronti a sacrificare qualcuno per poter incolpare il governo. Io questa tattica già la conosco. Sono dieci anni che tentano di attuarla. In primo luogo quelli che stanno all’estero. Ve lo dico con assoluta certezza, lo so. Stanno cercando una vittima sacrificale, qualcuno di famoso. Loro stessi lo uccideranno e poi accuseranno il governo. È gente capace di tutto […] tutti devono esserne al corrente».

 

Era il 2012 allora, l’oppositore di Putin, Boris Nemstov è stato ucciso alcuni giorni fa. Quelle parole, ascoltate oggi, inquietano. Allora, in un servizio della Bbc, commentando queste dichiarazioni, uno degli esponenti politici di Parnassus, il partito di Nemtsov, disse ai suoi di stare attenti; mentre Nemtsov affermò che «se Vladimir Putin sa qualcosa su un omicidio in preparazione, deve prevenirlo,  non solo dirlo alla gente». Insomma, quelle parole avevano fatto suonare un campanello di allarme anche nell’ambito delle opposizioni. D’altronde quando il Presidente russo, ex agente del Kgb, dice che sa con assoluta certezza di quei preparativi, non c’è da prenderlo alla leggera.

 

Si poteva prevenire l’omicidio? Difficile riuscire a tenere sotto controllo tutte le persone in vista, oppositori compresi, 24 ore al giorno e allo stesso tempo evitare al Paese possibili attentati più generici (Isis, al Qaeda, estremisti ceceni etc). Ancora più difficile in una temperie che vede la Russia impegnata in un conflitto contro l’Occidente come ai tempi della Guerra Fredda. Anzi, molto più che allora, dal momento che un tempo il deterrente nucleare attutiva eccessivi bollori. Oggi – questa la follia attuale – non più.

 

A facilitare le cose agli assassini il fatto che Nemtsov girasse senza scorta, nonostante il fatto che in Russia una scorta privata si trova facilmente e senza eccessive spese (né i soldi gli mancavano). Semplicemente non la voleva, come riferisce Nina Zvereva, una sua stretta collaboratrice (peraltro polemica con il Cremlino).

 

Marek Halter, scrittore ebreo, era molto amico di Nemtsov. Doveva presentare un libro in Russia e si è ritrovato alla testa del corteo che ha dato l’ultimo saluto al suo amico.

Così scrive sulla Repubblica del 4 marzo: «Chi ha ucciso Nemtsov? […] Una cosa è certa: in un momento di difficili negoziati con l’Occidente per l’Ucraina, a Putin non conviene mostrare un Paese dove lo Stato di diritto è calpestato e dove l’opposizione non è protetta. Per lui, in questa congiuntura, l’ultima cosa che voleva è l’assassinio del più debole dei suoi oppositori».

L’inchiesta si annuncia difficile, anche se da Mosca trapelano notizie di indiziati. Il problema è che «è stato un omicidio pulitissimo e organizzatissimo», come scrive ancora Halter, roba da professionisti. Vedremo.

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