9 Maggio 2020

Il coronavirus alle Olimpiadi militari di Wuhan

Il coronavirus alle Olimpiadi militari di Wuhan
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La pandemia coronavirus ha colpito alle Olimpiadi militari che si sono svolte a Wuhan tra dal 18 e il 27 ottobre 2019. La notizia che avevamo dato all’inizio di marzo ha trovato conferma nelle rivelazioni della squadra svedese, che ha riferito che, nell’occasione, ha registrato gravi sintomi influenzali probabilmente riconducibili al Covid-19, e che, una volta tornati in patria, sono stati confinati in quarantena in una base militare (Corriere della Sera).

Sintomi influenzali ai Giochi militari

Di sintomi influenzali diffusi nella squadra azzurra ha parlato anche lo spadista azzurro Matteo Tagliariol, anche se smentito da alcuni responsabili della spedizione italiana, con smentita che però non scalfisce la circostanziata denuncia (il video dell’atleta è convincente, né avrebbe motivo di inventar fole, vedi sempre Corriere).

Anche la squadra francese registrò gravi malanni influenzali. La Pentatleta Elodie Clouvel, al Parisien, ha raccontato: “Eravamo a Wuhan per i Giochi militari mondiali a fine di ottobre. E, in effetti, si scopre che dopo ci siamo tutti ammalati”.

Quando ne scrivemmo si sapeva solo che nell’occasione alcuni atleti americani erano stati ricoverati in un ospedale cinese, ora arriva la conferma.

Porre domande su quanto avvenuto ai Giochi di Wuhan era bollato come insano cospirazionismo (vedi The Hill), ma le tante testimonianze riferite interpellano.

E lascia un po’ interdetti la scarsa curiosità dedicata a tali testimonianze e a quanto avvenuto ai Giochi di Wuhan, dato che invece qualsiasi notizia sul coronavirus, anche la più banale, è subito rilanciata dai media.

Focolaio Wuhan

Non ha giovato che a porre per primi una domanda sulla questione siano stati i cinesi. A farla era stato il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, che aveva chiesto agli Stati Uniti di far luce sull’epidemia scoppiata in America, dopo che il direttore del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, Robert Redfield, interpellato dal Congresso a metà marzo, aveva affermato che il virus circolava negli Usa ben prima della sua rilevazione ufficiale.

Lijian aveva ipotizzato, infatti, dato che sapeva per certo della malattia degli atleti Usa ai Giochi di Wuahn, perché ricoverati in un ospedale cinese, che potessero esser stati questi a portare in Cina un virus già circolante in America.

Ma al di là delle ipotesi più o meno fantasiose, le tante testimonianze, e la malattia in loco degli atleti Usa, sembrano indicare che il Villaggio olimpico sia stato teatro di un focolaio epidemico, anche molto grave dato che occorre aggiungere agli atleti ammalati anche i cosiddetti asintomatici, quattro volte più numerosi secondo la letteratura scientifica.

Resta da capire se tale focolaio sia stato generato dall’esterno o si sia originato all’interno del Villaggio olimpico.

Di certo c’è che al focolaio grave interno al Villaggio olimpico non ha corrisposto un altrettanto grave focolaio in città, dato che a fine ottobre gli ammalati erano ancora tanto circoscritti da passare inosservati.

Ilprimo vero allarme, infatti, si ha solo due mesi dopo, a fine dicembre, e relativo a casi, peraltro ancora circoscritti, riscontrati nel corso di quel mese.

Gli studi cinesi posteriori hanno poi datato il primo paziente al 17 novembre (South China Morning Post). Certo, è probabile che vi siano casi antecedenti, ma sicuramente non un focolaio (tale cronologia non è messa in discussione dalla narrativa del “virus cinese”, che contesta solo il ritardo della comunicazione al mondo rispetto alla sua evidenza di dicembre).

Nonostante gli studi, il paziente zero di Wuhan è ancora un mistero, un po’ come in Italia, dove si è individuato solo il cosiddetto “paziente 1” di Codogno, ma non il predecessore (o predecessori che siano).

The sound of silence

Così il focolaio epidemico registrato alle Olimpiadi militari di Wuhan, al di là delle conclusioni che se ne possono trarre, sembra coincidere perfettamente, in via cronologica, con l’inizio dell’epidemia nella città.

Sfortuna ha voluto che le Olimpiadi militari si svolgessero in coincidenza con l’inizio dell’epidemia in Cina oppure sfortuna ha voluto che alcuni atleti infetti abbiano partecipato a quei giochi generando un’epidemia che si è allargata a Wuhan, dove l’altissima densità della popolazione l’ha resa esplosiva?

Domanda che resta sospesa. Certo risulta bizzarro che la squadra svedese al suo ritorno sia rimasta confinata in quarantena in una struttura militare, nonostante a fine ottobre il Covid-19 non fosse stato ancora nemmeno ipotizzato.

I militari svedesi avevano intuito? E i militari americani allora ricoverati sono stati testati da medici del Pentagono e/o sono stati messi in quarantena anche loro? Il “Pentagono tace”, rileva il Corriere, e va bene così.

Quanto accaduto nel Villaggio olimpico di Wuhan sarebbe da approfondire , ma nessuno finora, nonostante le tante testimonianze incrociate, ha svolto indagini. Anzi in Occidente autorità e media non sono affatto interessati alla questione.

Ed è bizzarro, dato che, in teoria, potrebbe anche confermare che l’epidemia è stata insabbiata da Pechino (ma anche no). Anche il silenzio ha un suo suono, nel caso specifico è alquanto sinistro.