22 Marzo 2022

Ucraina: Il Washington Post e il rischio di rafforzare l'internazionale neonazista

Ucraina: Il Washington Post e il rischio di rafforzare l'internazionale neonazista
Tempo di lettura: 4 minuti

La guerra in Ucraina e la palese sottovalutazione, se non esaltazione, del nazionalismo ucraino, sta rafforzando l’internazionale neonazista, con tutte le nefaste conseguenze che esso comporterà in futuro per tutto l’Occidente. Non lo dice Putin, né si tratta di propaganda russa, ma una fonte del tutto insospettabile, alla quale i media occidentali hanno attinto come a un oracolo per avere informazioni sul terrorismo internazionale: Rita Katz, la direttrice di Site.

E lo scrive sul Washington Post, media non certo accreditato come mezzo di propaganda russa, in un articolo dal titolo: “I neonazisti stanno sfruttando la guerra della Russia in Ucraina per i propri scopi”; sottotitolo: “Dai tempi dell’ISIS non abbiamo assistito a una tale raffica di attività di reclutamento”.

Nella nota, la Katz spiega come un’ondata di neonazisti si stia riversando in Ucraina, proveniente da tutto il mondo, in particolare attratti dalla propaganda del Battaglione Azov.

Un’armata ucraina, quest’ultima, di chiara matrice neo-nazista, come tale riconosciuta anche dal Congresso degli Stati Uniti, che in passato aveva anche votato all’unanimità per impedire che le armi americane inviate a Kiev arrivassero loro (vedi The Hill: “Il Congresso vieta le armi alle milizie ucraine legate ai neonazisti“).

Divieto eluso anche perché l’Azov è stato integrato nelle forze armate ucraine, peraltro in posizione non certo defilata, dal momento che il suo fondatore, Dmytri Yarosh, è diventato consigliere del Capo di stato maggiore, come spiegava al tempo la BBC.

“Da quando l’Azov ha invitato pubblicamente combattenti stranieri nei suoi ranghi il 25 febbraio – scrive la Katz – la chat ufficiale dell’organizzazione su Telegram è stato inondata di messaggi di persone che si sono messi in contatto da Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna, Paesi Bassi, Svezia, Polonia e altri Paesi occidentali, che manifestano un interesse ad aderire”.

“Gruppi di chat e canali neonazisti in varie lingue hanno fatto eco alle chiamate di Azov. Non ho notato questo livello di attività di reclutamento a livello di movimento da quando lo Stato Islamico ha dichiarato il suo cosiddetto califfato nel 2014 e ha cercato simpatizzanti a livello globale per unirsi al suo gregge”.

“Il loro obiettivo non è difendere l’Ucraina come la conosciamo, una società multietnica e democratica guidata da un presidente ebreo. Alcuni neonazisti vedono semplicemente questa nuova guerra come un ambito in cui sfogare le loro fantasie violente. Per altri, invece, la forza che li spinge verso il conflitto è una visione condivisa di uno stato etnico ultranazionalista. Vedono l’Ucraina come un’opportunità d’oro per perseguire questo obiettivo e trasformarla in un modello da esportare in tutto il mondo”.

“[…] Come ha scritto l’amministratore di un popolare gruppo di chat neonazista tedesco e inglese, esortando i membri a unirsi ad Azov, ‘Non voglio difendere l’Ucraina, voglio difendere il nazionalsocialismo’”.

“[…] questa mobilitazione a favore dell’Ucraina è guidata da qualcosa di più di un semplice nemico comune: i suoi promotori vedono la guerra Russia-Ucraina come una grande opportunità per far avanzare il nazionalismo bianco attraverso la militanza. Per loro, l’Ucraina è una sandbox per la costruzione dello stato fascista, matura per il tipo di presa di potere armata di estrema destra che bramano vedere nei loro paesi”.

“Per i più estremisti tra questi neonazisti, il piano è ancora più sinistro. Vedono l’Ucraina come un’opportunità per promuovere ulteriori programmi “accelerazionisti”, che hanno come prospettiva quella di accelerare il collasso della civiltà e per poter costruire etno-stati fascisti dalle ceneri”.

“Questa scuola di pensiero è dimostrata vividamente dallo ‘slovacco’, che noi di SITE consideriamo una delle voci neonaziste accelerazioniste più influenti dell’estrema destra. Il 25 febbraio, lo slovacco ha annunciato che avrebbe lasciato un paese a noi ignoto per combattere in Ucraina. Questa guerra brucerà la debolezza fisica e morale del nostro popolo, così che dalle sue ceneri possa rinascere una nazione forte”, ha scritto. ‘Il nostro compito è quello di garantire che le condizioni [del conflitto] rimangano terribili per il tempo necessario affinché tale trasformazione avvenga, e avverrà sicuramente. È in gioco il nostro futuro e potremmo non avere un’altra possibilità, certamente non così buona’”.

“Per quanto di nicchia possa apparire tale ideologia accelerazionista, deve essere presa sul serio. Attacchi Copycat sono stati pianificati in California e altrove dopo che un terrorista intriso di tale ideologie accelerazioniste ha ucciso 51 persone a Christchurch, in Nuova Zelanda, nel 2019″.

E conclude: “Per molti versi, la situazione dell’Ucraina mi ricorda la Siria […] come il conflitto siriano è servito da perfetto terreno fertile per gruppi come al-Qaeda e lo Stato islamico, condizioni simili potrebbero essere in preparazione in Ucraina per l’estrema destra. La Siria è diventata un terreno di complotto e di addestramento per i terroristi per organizzare attacchi in Occidente, come gli attentati di Parigi nel 2015 e quelli di Bruxelles nel 2016”.

“Gli estremisti che riusciranno ad arrivare in Ucraina potrebbero tornare a casa con armi di ultima generazione ed esperienza di combattimento alle spalle, oppure rimanere in Ucraina, da dove possono influenzare ulteriormente i loro connazionali online. Il solo fatto che gli estremisti siano ‘da qualche altra parte’ non li rende meno pericolosi per i paesi da cui provengono, come abbiamo imparato fin troppo bene. Non importa dove si svolga la guerra, rappresenta sempre un’opportunità per gli estremisti”.

Ovviamente la Katz specifica che con ciò non si accredita la tesi dell’Ucraina nazista propria della propaganda russa, che cozza con la presenza di un ebreo alla presidenza, tuttavia non si può chiudere gli occhi su questo inquietante fenomeno.

Armare l’Ucraina rischia di creare una nuova mostruosità, come già avvenne per al Qaeda al tempo della guerra afghana. Si tenga conto, peraltro, che dopo la rivoluzione, o colpo di Stato, di Maidan, l’Ucraina è diventata un “supermercato” internazionale per l’acquisto illegale di armi (Associated Press), al quale possono attingere organizzazioni terroriste di varia natura, anche di stampo jihadista.

Rischi che vanno valutati nel complesso della crisi ucraina, per decidere anche l’approccio alla stessa. Limitarsi ad armare Kiev non la soluzione del problema, semmai ne crea di ulteriori e ancor più gravi. Occorre che la diplomazia ritrovi il suo spazio, come da recente articolo di Domenico Quirico sulla Stampa, al quale rimandiamo (vedi anche Piccolenote).

Mondo
17 Maggio 2024
La rivolta "colorata" in Georgia
Mondo
16 Maggio 2024
Gaza, l'ossessione Netanyahu