Il Germanwings e l'aereo abbattuto in Ucraina
Tempo di lettura: 3 minutiNelle drammatiche ore successive alla sciagura dello Germanwings, schiantato dal copilota Andreas Lubitz sulla vetta dei “tre vescovi”, sono stati ricordati i tanti disastri aerei accaduti in tempi recenti. Una cronologia macabra, ma che ha certa utilità.
Così è stata rammentata la scomparsa del Boeing della Malaysia airlines del 7 marzo 2014, sul quale è ancora mistero fitto: non si è riusciti a capire dove sia effettivamente sparito e non è stato rinvenuto alcun resto del velivolo (né dei passeggeri); c’è poi l’AirAsia caduto in mare nella stessa zona di mondo il 28 dicembre scorso; tra i due disastri si situa il volo MH17 della Malaysian airlines, abbattuto sui cieli ucraini nel luglio scorso.
Nel ricordare quest’ultima tragedia alcuni giornalisti hanno ribadito la narrativa corrente senza alcuna cautela del caso: l’aereo, si è scritto ancora una volta, è stato abbattuto dai «ribelli filorussi». Così la pista dei “filorussi”, lanciata dagli Stati Uniti d’America nelle più alte sedi internazionali, regge nel tempo e diventa, appunto, narrativa consolidata (un po’ come avvenne per le armi di distruzione di massa possedute da Saddam Hussein, accusa non suffragata da alcuna prova e poi smentita).
Ad oggi tutto è chiaro e scontata è la colpevolezza dei filorussi. Eppure al momento la commissione d’inchiesta internazionale chiamata a studiare il caso ha chiarito un solo punto: l’aereo è stato abbattuto, «si è spezzato in volo in seguito ai danni strutturali causati da un gran numero di oggetti ad alta energia che hanno perforato il velivolo dall’esterno».
Non si parla di proiettili, perché i proiettili si sparano da una mitragliatrice o un cannoncino, ma per farlo servono jet militari e l’unico esercito a far volare velivoli in zona era quello ucraino. Così quella dizione, attentamente studiata, lascia aperta la possibilità che si tratti di proiettili di un missile caricato con un ordigno a frammentazione, quelli montati dalle batterie antiaeree di tipo Buk, in possesso dell’esercito ucraino e, forse, delle forze ribelli (ma quest’ultima circostanza non è stata mai provata, stante che l’unico sistema antiareo Buk attribuito ai ribelli di cui sia stata data prova era un falso: la foto che lo ritraeva era stata scattata in una zona controllata da Kiev).
Anche se ovviamente anche i missili aria-aria, quelli dei caccia, sono in possesso di missili con caratteristiche similari.
Ma sul caso abbiamo già scritto, spiegando che ad oggi le uniche informazioni certe sono state fornite dai russi, i quali hanno mostrato il tracciato radar dell’aereo abbattuto e ciò che gli si muoveva intorno, in particolare un bombardiere dell’aviazione ucraina (un Sukoi, che oltre alle bombe monta un cannoncino per intercettare velivoli nemici). Nessuna informazione concreta hanno dato gli Usa, i quali hanno aerei spia e satelliti in zona, nessuna informazione è stata reso pubblica dagli ucraini, che pure seguivano il volo dai loro radar a terra.
Si poteva sperare nelle scatole nere, ma queste, consegnate dai filorussi alle autorità malesi e poi rigirate alla commissione d’inchiesta internazionale, non hanno ancora detto nulla.
Ben strano. E dire che sulla sciagura dello Germanwings abbiamo saputo tutto nel giro di due giorni proprio grazie alle scatole nere: le grida dei passeggeri, il pilota che batte sulla porta e scongiura il collega di farlo entrare. Abbiamo anche notizia del fatto che si tratta di un suicidio dal fatto che la registrazione ha monitorato il respiro del kamikaze tedesco, verificandone il perfetto stato di salute (fisica, ovviamente, non mentale).
Ma sulle scatole nere dell’aereo caduto in Ucraina non sappiamo nulla di nulla. Ad oggi sappiamo solo che nessuno a quanto pare le ha ancora ascoltate da quando i filorussi le hanno consegnate ai malesi. Non sappiamo se sono lesionate, ma evidentemente erano in buono stato quando sono state consegnate ai malesi, altrimenti sarebbe stato già stato denunciato il sabotaggio dei filorussi. E d’altra parte la commissione di inchiesta, dopo mesi dal disastro, non si è ancora espressa circa la loro utilizzabilità o meno: una lacuna non da poco data la loro importanza, ribadita dal caso Germanwings. Come è inspiegabile la lentezza con cui sta operando tale commissione, chiamata a giudicare su un caso così importante da aver causato una nuova Guerra Fredda (anzi calda).
Nonostante questo, la narrativa ufficiale continua nelle proprie incrollabili certezze. Qualcosa, anzi molto, non va, anche perché queste stolide certezze alimentano le tensioni in Ucraina, teatro di un confronto muscolare tra Oriente e Occidente a stento trattenuto da un trattato di pace talmente fragile che la sua tenuta è un miracolo quotidiano.