11 Giugno 2015

Aung Suu Kyi in Cina: visita storica

Aung Suu Kyi in Cina: visita storica
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Aung Suu Kyi, figura politica di rilevanza internazionale per il suo ruolo nella lotta a favore della democrazia birmana (è stata a lungo in carcere) è giunta a Pechino. «I media birmani e la propaganda di Stato cinese definiscono questa visita “storica”, perché destinata a ridefinire le relazioni tra la nuova super-potenza dell’Asia e la nazione che con le elezioni del prossimo novembre sembra orientata ad abbracciare la democrazia. Aung San Suu Kyi, ospite del partito-Stato, resterà a Pechino fino a domenica e incontrerà i massimi leader comunisti, dal presidente Xi Jinping al premier Li Keqiang». Un viaggio che ha suscitato polemiche, le quali però non «toccano la grandezza politica di una missione politica che, influenzando la leadership rossa, può ridelineare il profilo dell’Asia». Così Giampaolo Visetti sulla Repubblica dell’11 giugno.

 

Nota a margine. Le polemiche che accompagnano il viaggio riguardano il fatto che la leader birmana, a lungo icona della libertà acclamata dall’Occidente, non protesterà con Pechino riguardo i diritti civili. Altro punto dolente, sottolineato alcuni giorni fa anche dal Dalai Lama, è il silenzio sulle discriminazioni e le violenze delle quali sono vittime i musulmani della minoranza Rohingya ad opera dei buddisti birmani; silenzio attribuito al timore di subire nefasti contraccolpi alle prossime elezioni.

 

Criticità vere e presunte quelle che riguardano la leader politica birmana, che non escludono sviluppi futuri anche post elezioni, e che forse vengono ventilate oggi più di ieri a causa del suo riavvicinamento a Pechino. Resta il fatto di una riconciliazione che a questo mondo è cosa rara, dal momento che la giunta birmana che ha incarcerato Aung Suu Kyi per anni era filo-cinese. In questo senso il viaggio, al di là degli sviluppi e delle criticità, assume un alto valore simbolico.

 

Significativo che negli stessi giorni i ribelli Kokang, da tempo impegnati in un sanguinoso scontro contro l’attuale regime birmano (in particolare lungo il confine tra Myanmar e Cina), abbiano annunciato il cessate il fuoco. Anche questo è un segnale di distensione di certo valore.

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