11 Dicembre 2017

Gerusalemme e messianismo

Gerusalemme e messianismo
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«Chi si chiedesse quale sia il vero motivo che ha spinto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump a riconoscere unilateralmente Gerusalemme come capitale di Israele, dovrebbe vedere l’immagine del presidente al momento dell’annuncio ufficiale».

«Scintillanti decorazioni di Natale addobbate nel corridoio della Casa Bianca circondavano Trump, con il Vice Presidente Mike Pence deliberatamente – anche se un po ‘goffamente – piazzato direttamente dietro le spalle del presidente».

«[…] Tutto sembrava attentamente predisposto per inviare un messaggio forte agli elettori evangelici cristiani e ai loro leader che questa è la loro vittoria e Trump è il loro uomo».

Inizia così un articolo di Allison Kaplan Sommer su Hareetz dell’11 dicembre, nel quale spiega come Trump sta dimostrando di seguire un’agenda gradita ai movimenti evangelici, non solo in politica interna ma anche in politica estera, toccando corde «vicine al loro cuore».

L’annuncio, prosegue Haaretz, è avvenuto in giorni cruciali, mentre cioè Pence si appresta a visitare Israele e durante la campagna per la conquista di un decisivo seggio del Senato, quello dell’Alabama, dove corre il repubblicano Roy Moore, a sua volta inseguito da accuse di molestie sessuali.

«Trump sta dimostrando amore per Israele perché gli elettori evangelici costituiscono il cardine cruciale della sua relativamente piccola ma solida base» elettorale. Infatti, mai presidente ha avuto più voti di lui dagli evangelici: l’81% dei votanti, più di quelli presi da George W. Bush, che pure aveva un feeling particolare con questi.

Trump ha portato alla Casa Bianca tanti esponenti di tale variegato ambito, come mai prima. E nella residenza presidenziale «si tiene una riunione settimanale di studi biblici, ai quali presenzia Pence», campione di tale elettorato.

Inoltre, la Sommer spiega che mentre molto si è scritto sull’influenza sul presidente di Sheldon Adelson (vedi Piccolenote) e del genero Jared Kushner, legati ad ambiti della destra israeliana, va tenuto presente anche il ruolo di Jay Sekulow, che lo difende nell’inchiesta relativa al Russiagate, un «ebreo messianico molto stimato nella comunità evangelica cristiana».

Non solo: «Johnnie Moore, considerato leader de facto dei consiglieri evangelici di Trump, ha detto alla CNN che lo status di Gerusalemme è una delle massime priorità per la comunità [evangelica ndr] e che la questione “tra i principali sostenitori evangelici del presidente è seconda solo alle preoccupazioni riguardanti  la magistratura”».

La Sommer ricorda anche come il sito Charisma News abbia ospitato lodi sperticate di tanti leader evangelici «per l’annuncio di Gerusalemme. “Gli evangelici sono estasiati perché per noi Israele è un luogo sacro e il popolo ebraico è il nostro più caro amico”, ha detto a Charisma il pastore Paula White».

E ricorda come Trump durante la campagna elettorale abbia avuto pieno sostegno dalla comunità evangelica, ricordando il rito «in cui 40 leader evangelici e televangelisti hanno pregato per il suo successo».

E ancora: il leader evangelico ed ex governatore dell’Arkansas Mike Huckabee, «padre della portavoce della Casa Bianca di Trump, Sarah Huckabee Sanders», per anni ha esercitato «forti pressioni affinché l’ambasciata degli Stati Uniti venisse trasferita a Gerusalemme».

Per capire perché la questione di Gerusalemme è così importante per gli evangelici, un indizio viene da un messaggio via twitter del pastore Diana Butler Bass, che sostiene «che la questione di Gerusalemme è così importante per gli evangelici perché è necessario riconquistare il controllo giudeo-cristiano del Monte del Tempio».

Ciò è vitale, spiega ancora, «perché la ricostruzione del Tempio darebbe inizio al “tempo della fine” scritto nel Libro dell’Apocalisse». Così Trump sta ricordando agli evangelici che «che sta portando avanti la volontà di Dio in questi ultimi giorni. [Gli evangelici ndr.] Stavano aspettando questo, pregando per questo».

E prosegue: «Vogliono la guerra in Medio Oriente. La Battaglia di Armageddon, in quel momento Gesù Cristo tornerà sulla Terra e sconfiggerà tutti i nemici di Dio. Per alcuni evangelici, questo è il culmine della storia. E Trump li sta portando in tale direzione».

Per «i “veri credenti” l’annuncio del riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele è «l’adempimento della profezia biblica. Donald Trump non sta solo agendo in base a una promessa elettorale, ma secondo un piano teologico. Credono che Donald Trump sia lo strumento di Dio per avvicinarci al Rapimento in cielo, al Giudizio e alla Fine. Perché per loro questo è in realtà l’inizio – l’inizio della loro ricompensa e la felicità celeste».

Di conseguenza, ha spiegato, «la questione se la mossa di Gerusalemme sia una provocazione che potrebbe danneggiare la causa della pace non ha senso, dal momento che “la pace in questo mondo non ha importanza”».

Nell’articolo, anche un cenno a un altro leader evangelico, John Hagee, che ha affermato: «Credo che in questo momento, Israele sia il cronometro di Dio per tutto ciò che accade a ogni nazione, inclusa l’America, da ora fino al Rapimento della chiesa e oltre».

«Il “Rapimento della chiesa”», scrive la Sommer, «descrive un evento che i cristiani fondamentalisti credono accadrà alla fine del tempo, riferendosi al “rapimento” dei giusti in paradiso».

Tali credenze religiose, che fanno il paio e si sovrappongono al messianismo ebraico, come accenna l’articolo, sono fondamentali per capire quanto sta avvenendo negli Stati Uniti e in Medio Oriente.

Il cenno più preoccupante dell’articolo della Sommer è quello relativo alla percezione di tale cambiamento: il fatto che la mossa possa essere vista come una provocazione che mette a rischio la pace «non ha importanza».

Nell’incendio scatenato dalla mossa del presidente americano, fievoli e sparute le voci dei pompieri. Tra queste quella del Segretario di Stato Rex Tillerson, che ha rimarcato un passaggio presente nella dichiarazione di Trump, che aveva accennato di confini di Gerusalemme da “definire”, ma appena accennato al momento dell’annuncio esplosivo: lo status finale di Gerusalemme sarà definito nei negoziati tra israeliani e palestinesi. Che poi è quanto era stato stabilito finora in tutti i negoziati tra le due parti. Vedremo.

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