La Nato, la Georgia e la guerra a Putin
Tempo di lettura: 2 minutiIn un commento dedicato alla crisi ucraina, sul Corriere della Sera del 5 marzo Sergio Romano ripercorre le oscure vicende della guerra tra Russia e Georgia del 2008. Ricordando come questa fu preceduta dalle dichiarazioni del segretario generale americano e di diversi leader occidentali che prefiguravano un allargamento della Nato ad altri Paesi, in particolare la Georgia. Scrive Romano: «Quelle dichiarazioni e il sostegno di alcuni autorevoli protagonisti della vita politica americana come il vice-presidente Dick Cheney e il senatore John McCain, crearono nel presidente georgiano Mikhiel Saakashvili un pericoloso senso di sicurezza. Quando decise di riconquistare l’Ossezia nella tarda estate del 2008, Saakashvili credette di potere contare sugli Stati Uniti. Era convinto che Washington, se la Russia avesse reagito con le armi, avrebbe difeso la piccola repubblica caucasica. Vi erano allora in Georgia 900 istruttori militari americani. È possibile che non fossero informati, direttamente o indirettamente dell’operazione che i georgiani stavano organizzando per la notte tra il 7 e l’8? È possibile che Washington non fosse al corrente? Se era al corrente e non fece alcunché per convincere Saakashvili a desistere, non è difficile immaginare quali conclusioni Mosca abbia tratto dalla vicenda».
Nota a margine. Interessanti osservazioni quelle di Romano, anche perché l’idea dell’allargamento della Nato alla Georgia è ritornata prepotentemente alla ribalta (il segretario di Stato John Kerry e altri autorevoli esponenti dell’amministrazione e dell’apparato militare Usa hanno fatto dichiarazioni in tal senso). Ne abbiamo scritto sulle postille, riportando anche la dichiarazione dell’ex capo dell’antiterrorismo Usa Vincent Cannistraro, il quale ha spiegato che proprio l’adesione alla Nato della Georgia sarà la «carta successiva» che l’amministrazione Obama giocherà sul tavolo di questo confronto globale con la Russia. C’è un piccolo problema: nel 2008 la Georgia non aderiva alla Nato e l’avventura militare del presidente georgiano, incoraggiata dagli Usa e altri, ebbe una portata limitata. Cosa accadrebbe se, dopo l’adesione della repubblica caucasica alla Nato, si ripetesse quello scenario? Il Patto atlantico vincola a prestare aiuto militare ai Paesi che vi aderiscono… C’è della lucida follia in questa vis bellicista dispiegata da eminenti rappresentanti della cosiddetta civiltà occidentale.