24 Aprile 2013

Attacco all'ambasciata di Parigi

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Attentato all’ambasciata di Parigi a Tripoli. Un’autobomba ferisce gravemente due poliziotti che vigilavano sulla sede diplomatica e causa ferite ad alcuni civili. Uno scenario che ricorda quanto successe l’11 settembre dello scorso anno, quando in un attacco al consolato di Bengasi è rimasto vittima l’ambasciatore degli Stati Uniti Chris Stevens. La Libia, dopo la rivoluzione che ha posto fine al regime di Gheddafi, è sempre più instabile e pericolosa, crogiuolo del fondamentalismo islamico proprio a ridosso dell’Europa. Ma sembrava che l’integralismo fosse confinato alla Cirenaica, invece l’attentato è avvenuto a Tripoli, segno che l’area di instabilità è in espansione. L’attentato, secondo le prime rivelazioni, sarebbe da collegare all’intervento armato francese in Mali per contrastare l’insorgenza targata al Qaeda contro il governo legittimo. Insomma, una sorta di vendetta postuma. Ma non sfugge che avviene poco dopo l’attentato alla maratona di Boston, come se il network del terrore si fosse messo in scia, per sfruttarne gli effetti e ingigantire la paura.

Sempre ieri un inquietante giallo: un tweet che informava di un attentato alla Casa Bianca, con annesso ferimento di Barak Obama, ha scatenato il panico per alcuni minuti. Notizia falsa e, allo stesso tempo, oscura.

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