21 Novembre 2013

Cancellieri non cade: manovra contro di me

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La mozione di sfiducia avanzata dal movimento Cinque stelle nei confronti di Annamaria Cancellieri non passa. Ma questo si sapeva dal giorno precedente, quando Enrico Letta era riuscito a convincere il Pd a non indebolire ulteriormente il governo. Il problema è che subito dopo aver raggiunto il felice approdo, sul titolare della Giustizia si abbatte un’altra tempesta: la pubblicazione di un verbale di Antonino Ligresti nel quale l’imprenditore siciliano spiega di aver raccomandato la stessa a Berlusconi perché fosse confermata, al tempo, prefetto di Parma. Lei si difende, spiega che era commissario della città, che il patriarca siciliano intende colpire lei e suo figlio, rei di essersi messi in urto con lo stesso, e che la ricostruzione dei fatti da lei consegnata al Parlamento è veritiera. In effetti l’attacco è altro rispetto al motivo per cui è stata trascinata nel vortice della mozione di sfiducia: una telefonata impropria per aiutare la figlia del patriarca. Ma la furtiva pubblicizzazione dei verbali di Ligresti vuole far intravedere un legame solido tra i due, tanto da dare motivazioni diverse a quella premura nei confronti della figlia del patriarca. Si adombra il reato di concussione.

Una nuova onda anomala si abbatte così sul traballante governo, alla quale si aggiunge quella proveniente dal fronte interno: Matteo Renzi attacca, spiegando che Letta ha sbagliato a chiedere al Pd la fiducia e che appena lui sarà incoronato segretario del partito la musica andrà a cambiare. Difficile immaginare il contrario. Renzi ha fretta: più il governo dura più le sue possibilità di accedere a Palazzo Chigi diminuiscono. O si logora il governo o si logora lui. Sta scritto nel destino del partito, sempre più lacerato, come in quello del governo. E, purtroppo, anche nel destino dell’Italia. Che questa lotta continua sta logorando giorno dopo giorno.

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