Erdogan visita il "nemico" Iran businness e spiragli per la Siria
Tempo di lettura: 2 minutiUn annuncio a sorpresa: Recep Tayyp Erdogan si reca in Iran. Sul tavolo di questa visita ci sono gli scambi commerciali tra i due Paesi e, sottotraccia, la Siria. L’Iran è il più forte sostenitore di Assad, la Turchia il più strategico alleato delle forze di opposizione a Damasco: questo faccia a faccia imprevisto potrebbe contribuire a sciogliere nodi che la conferenza di pace di Ginevra 2 non è in grado di sciogliere. Anche perché a Ginevra non è presente l’Iran, senza il quale non si può fare la pace in Siria. Una visita che può quindi aprire porte finora rimaste chiuse, facendo rientrare dalla finestra Teheran al tavolo dei negoziati siriani.
Nella visita si parlerà anche degli scambi commerciali tra i due Paesi, una prospettiva che ha allarmato i falchi di Washington, e non solo loro, che vedono come fumo negli occhi il processo di sdoganamento dell’Iran, centrato sulla risoluzione della controversia nucleare, avviato da Obama.
Al vertice tra Russia e Unione europea di Bruxelles Putin ha lamentato le ingerenze europee nella crisi ucraina, spiegando come l’Europa non avrebbe tollerato il reciproco, ovvero ingerenze russe durante la crisi di un Paese europeo (vedi Grecia). Allo stesso tempo, Putin ha affermato che il prestito russo di 15 miliardi all’Ucraina non sarà revocato in caso di cambiamento di regime, anche se sarà vincolato a riforme strutturali, ovvero quello che normalmente chiedono Paesi e istituzioni occidentali in caso di prestiti a Stati in crisi (quel che sta accadendo in Europa con l’Italia). Una concessione che va di pari passo alla distensione che si registra in Ucraina: si è dimesso il premier per lasciare campo libero all’opposizione e sono state abrogate diverse leggi contestate dalla piazza. Trattative in corso, dunque, ma la tensione resta alta.
Abbiamo messo queste due notizie insieme perché insieme vanno: se la trattativa di Ginevra arranca è anche perché il Paese che più ha lavorato per la riuscita di questo tavolo negoziale, che comprendesse opposizione e rappresentanti del regime, è Putin. Purtroppo, proprio mentre a Montreux iniziavano i lavori per cercare accordi tra le parti, la crisi ucraina si è avviluppata come non mai. Così Putin è stato “distratto” da quanto avveniva alle porte della Russia e la sua azione ai negoziati ne è rimasta condizionata, lasciando spazio ai tanti attori della destabilizzazione, per i quali il conflitto può concludersi solo dopo la fine del potere di Assad e senza alcuna trattativa con Damasco. Va da sé che i risultati di questa assise non potranno essere quelli sperati da quanti attendevano significativi passi di riconciliazione.
Si è assistito in questi giorni a una singolare alleanza: da una parte al Qaeda in Siria scatenata contro lo Stato mediorientale più prossimo a Mosca, sostenuta dai Paesi che premono per la defenestrazione di Assad; dall’altra i neonazisti ucraini usati come forza d’assalto dalle forze politiche avverse all’influenza russa in Ucraina. Una tenaglia singolare quella tra al Qaeda e neonazisti che fa riflettere. E dire che in Occidente c’è stato chi ha paragonato Assad a Hitler…