24 Dicembre 2014

La crisi ucraina e quella cubana

La crisi ucraina e quella cubana
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Tiene la tregua in Ucraina. Potrebbe essere l’inizio di qualcosa di più di un semplice cessate il fuoco. Si intrecciano trattative, si fanno accordi sottobanco, e però, senza che sia stato oggetto di trattativa e «prima di quello che doveva essere il round decisivo dei colloqui di pace tra Kiev e separatisti», con atto unilaterale, il Parlamento ucraino ha votato una delibera grazie alla quale l’Ucraina «abbandona lo status di Paese non allineato e imbocca la strada dell’adesione alla Nato». Ne scrive Fabrizio Dragosei sul Corriere della Sera del 24 dicembre registrando il dato e le reazioni irritate di Mosca, che considera l’ingresso dell’Ucraina nella Nato un atto di guerra (timore ragionevole: si troverebbe i missili piantati nel giardino di casa, un po’ quel che avvenne per gli Stati Uniti quando i sovietici decisero di installare missili nucleari a Cuba).

 

Una mossa a sorpresa e che «rischia di essere controproducente», commenta Luigi Ippolito in un articolo di spalla sempre del Corriere della Sera. Già perché ovviamente per Mosca questa decisione suona come una provocazione. Come provocazione suona la decisione, presa dal parlamento ucraino nello stesso giorno, di «chiedere l’espulsione della Russia dal Consiglio di sicurezza dell’Onu», come annota ancora Dragosei.

 

Poca intelligenza da parte del Parlamento di Kiev, che forse vuole giungere ai colloqui di pace mettendo la controparte di fronte a un fatto compiuto. O forse magari qualcuno spera di far saltare il tavolo dei negoziati al quale si è così faticosamente arrivati.

 

La cosa singolare è che l’adesione alla Nato, quella che questo voto ipotizza, è stata rigettata dalla popolazione attraverso un referendum. Lo ricorda ancora Dragosei, spiegando che tale consultazione si era svolta «in epoca non sospetta, prima dello scoppio del conflitto».

Insomma una decisione presa contro la volontà popolare (almeno il precedente regime aveva usato questo strumento: se gli attuali governanti non lo usano forse è perché ne temono l’esito).

 

Qualcuno gioca col fuoco. Il problema è che il confronto in atto non riguarda solo Kiev e Mosca, ma il mondo intero, Così chi sta giocando con il fuoco in Ucraina rischia di incendiare il mondo. Sarebbe utile che qualche alleato di Kiev aiuti gli attuali governanti a ragionare con maggiore lungimiranza. Non per costringere l’Ucraina ad accettare eventuali diktat di Mosca, ma per facilitare il dialogo tra i due protagonisti dello scontro.

 

Purtroppo tra gli attuali alleati di Kiev c’è invece chi spinge in altra direzione con più forza di altri. Il Parlamento di Kiev non avrebbe da solo la forza di prendere iniziative così destabilizzanti per l’equilibrio internazionale.

Non resta che sperare che questi siano solo gli ultimi fuochi d’artificio prima del raggiungimento di un accordo globale. Ma la speranza, in questo caso, è esercizio arduo.

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