5 Ottobre 2013

La Giunta, sì alla decadenza

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Come da copione la Giunta per le elezioni ha dichiarato la decadenza di Silvio Berlusconi dal Senato. Con un piccolo giallo: il senatore grillino Vito Crimi insulta il Cavaliere via Facebook – prodigi della rete tanto cara ai grillini – durante la camera di consiglio – ma lui nega la coincidenza temporale – durante la quale il regolamento prevede silenzio. Polemiche incendiate e rischio di far saltare tutto. Ma al di là della bischerata, resta il voto, che dovrà essere ratificato in Aula tra una ventina di giorni. 

La prossima battaglia sarà sulla modalità di voto: i precedenti sono ambigui e c’è margine per il voto segreto, cosa che alimenta le residue speranze del Cavaliere, il quale spera in un soccorso sottobanco dei suoi avversari (ma non tiene conto che alcuni dei suoi potrebbero tradirlo proprio nel segreto).

Insomma, il destino del Cavaliere è ancora in sospeso, anche se è difficile che la scampi. Come è sospeso il destino del Pdl, che dopo le ultime vicende politico-psichiatriche è chiamato a cambiare. Di per sé non è una grande novità: al di là dell’accelerazione impressa negli ultimi mesi dalla tenalgia giudiziario-politica, era nelle cose che il Cavaliere lasciasse, presumibilmente alla fine di questa legislatura di pacificazione fissata per il 2015. L’accelerazione ha solo abbreviato i tempi e complicato le cose. E fatto perdere tempo prezioso per il risanamento del Paese. Ma tant’é.

Gli esponenti del Pdl si affannano a rimettere insieme i cocci, ma c’è da affrontare il nodo non secondario della frattura tra falchi e colombe: l’ala più moderata, che ha trovato in Alfano il rappresentante legale, sta tentando di porre un freno ai falchi, chiedendone la rimozione. La dialettica interna è accesa e Berlusconi è chiamato a rivestire un ruolo di moderatore nonostante il suo personale destino politico. Dentro o fuori il Parlamento, il suo partito abbisogna delle sue televisioni e dei suoi giornali per vivere, dal momento che ha scarsi contatti con il Paese reale.

È il dramma di un partito virtuale, che ha potuto sostenersi grazie appunto all’apparato Mediaset, a una legge che porta in Parlamento persone che non prenderebbero un voto (vale anche per la sinistra) e alla mancanza di reali alternative nel campo dei cosiddetti moderati. 

Ma questo è il passato: conta il presente. Che nei prossimi mesi offrirà al Paese la battaglia tra colombe e falchi – questi ultimi in affanno dopo la bruciante sconfitta sulla fiducia al governo. Ed è l’altro dramma di questo partito: nella voliera allestita in questi anni dal Cavaliere sovrabbondano, appunto, tali volatili, ma non si scorgono aquile, rapaci ai quali la vulgata accredita una vista lunga. 

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