11 Settembre 2013

La Siria: "Sì alla proposta russa" Obama: la diplomazia ha una chance

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«La diplomazia adesso ha una chance, l’apertura russa è una svolta molto positiva sulla quale lavorare. Se si rivelerà concreta potrà fermare le armi». Così Barack Obama in un intervento che sembra porre fine ad un incubo. Anche il voto del Senato sull’intervento militare in Siria è stato procrastinato sine die, segno di una distensione avvenuta.

Ma il partito della guerra non demorde. Negli Usa diversi ambiti politici, e non solo, spingono perché si vada ugualmente a votare una risoluzione che autorizzi l’uso della forza nel territorio siriano. Un via libera preventivo, che permetterà automaticamente a Obama di premere il grilletto in caso di incidenti di percorso sulla via dello smaltimento dell’arsenale chimico siriano, che potrebbero facilmente darsi – o essere causati – dal momento che la procedura è alquanto complessa e deve avvenire in una zona di guerra. 

Ma la partita più importante si gioca all’Onu: Francia e Inghilterra stanno persuadendo Obama a presentare una risoluzione capziosa: in pratica si tratta di chiedere che l’Onu condanni Assad per l’uso di armi chimiche e, insieme, vincoli gli accordi tra Onu e Siria per lo smaltimento dei gas tossici al Capitolo 7 della Carta delle Nazioni Unite. Questo escamotage consentirebbe l’uso della forza in caso Assad vìoli gli accordi, e stavolta con la legittimazione dell’Onu.

Ovviamente Putin non potrebbe che porre il veto a una risoluzione del genere: anzitutto perché ha sempre sostenuto che i gas sono stati usati dai ribelli, portando documentazione meno improbabile di quella dei suoi oppositori – e perché è consapevole che i suoi avversari utilizzerebbero ogni minima difficoltà nelle procedure di smaltimento dei gas per far scattare immediatamente l’intervento.

In caso di veto russo, come visto alquanto scontato nel caso si presentasse simile risoluzione, i volenterosi difensori della libertà addosserebbero alla Russia la responsabilità del naufragio del negoziato, dichiareranno esaurite le vie negoziali e inizierebbe la guerra. 

Insomma, per ora l’intervento in Siria è solo rimandato. Giovedì si incontreranno il ministro della difesa russo Lavrov e il Capo del Dipartimento di Stato Usa Kerry. Finché si continua a trattare c’è speranza.

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