27 Gennaio 2014

Le milizie assediano Yanukovich ora la guerriglia esce da Kiev

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Non è bastata la mossa a sorpresa del presidente ucraino che ha offerto ai due leader dell’opposizione di ricoprire il ruolo di premier e di vicepremier. Il rifiuto di questi segna un ulteriore salto di qualità del braccio di ferro che si sta svolgendo in Ucraina: non sono più a tema le cosiddette leggi liberticide, né la democrazia interna, ma il ruolo del Presidente Viktor Yanukovich. Con il rifiuto del massimo che Yanukovich possa cedere, l’opposizione dice chiaro e tondo che non accetta alcun compromesso: o vittoria o morte. E la morte ha già iniziato ad aleggiare sul Paese. Ieri i funerali di un manifestante, accompagnati dalle forze neonaziste che rappresentano l’arma in più dell’opposizione e che stanno dilagando nel Paese, occupando posti chiave e liberando ulteriori spazi di manovra agli oppositori. Va da sé che se una cosa simile accadesse in Germania il mondo occidentale sarebbe terrorizzato, troppo forte il simbolismo nazista sbandierato ai quattro venti per poter essere accettato. Invece in Ucraina non solo è accettato, ma sostenuto (ironia della sorte in Italia si è celebrata la giornata della memoria…).

Il regime non può usare la mano forte, pena una catastrofica perdita di immagine e l’arrivo di sanzioni che metterebbero in ginocchio il Paese accrescendo la spinte destabilizzatrici. E si scopre di fatto impotente ad arginare il nazismo che avanza. Belve feroci che, scatenate, non potranno essere rimesse in gabbia tanto facilmente: se ora sono le opposizioni a usarle perché fanno il lavoro sporco per loro conto, domani le stesse opposizioni potrebbero trovarsi impotenti di fronte al loro dilagare.

Quel che sembra sfuggire è che in Ucraina non è in gioco solo il destino di un Paese, se cioè debba rientrare nella sfera d’influenza europea o russa, ma altro e più inquietante. Se anche vincessero gli europeisti, saremmo sicuri che l’Europa trarrebbe giovamento della presenza di un forte, organizzato e armato movimento nazista libero di scorrazzare nei propri confini? O di accettare nella sua assise politici che per conseguire i loro scopi usano di siffatte organizzazioni?

L’Occidente creò al Qaeda per abbattere l’Unione Sovietica (guerra in Afghanistan), la quale comunque sarebbe crollata da sé per l’impossibilità di sostenere un confronto con l’antagonista. E si è visto che non è stato un buon affare in termini di stabilità mondiale (e altro e più importante). Ora gioca con un altro mostro, quello del nazismo, nella speranza di controllarlo in futuro. Non è riuscito con il fanatismo islamico (in realtà la perversione dell’islamismo), potrebbe non riuscire con il neonazismo ucraino (che, tra l’altro, uno volta sdoganato, può diventare faro di altri movimenti neonazisti presenti in Occidente).

Dietro questo scontro si muovono interessi notevoli, russi e occidentali. Ma dovrebbe essere posto anche un limite alla degenerazione dei dissidi internazionali. D’altronde si era tracciata una linea rossa invalicabile nel conflitto siriano, ovvero l’eventuale uso di armi chimiche, potrebbe darsi una linea rossa anche in questo conflitto, che coincida con l’impossibilità dell’Occidente di accettare come compagni di avventura i movimenti in questione.

Sarebbe auspicabile una pausa di riflessione, prima che la situazione precipiti e diventi incontrollabile. Come sarebbe auspicabile che voci ebraiche, in genere vigili contro il pericolo dell’antisemitismo, si levassero per allarmare il mondo del pericolo. 

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