30 Settembre 2013

Letta non si dimette e rilancia

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Enrico Letta è determinato ad andare in Aula a presentare un programma di governo più o meno nuovo e a chiedere la fiducia. A dare speranze al presidente del Consiglio le reazioni della classe politica e degli italiani riguardo le dimissioni dei ministri del Pdl, molto più negative di quanto si aspettassero i falchi del partito.

In particolare si registra un malcontento diffuso nel Pdl, dal momento che la decisione è maturata tra gli ultras senza consultazioni ulteriori. C’è il rischio quindi che alcuni esponenti del partito si smarchino e votino la fiducia.

Gesto disperato quello di Berlusconi, motivato da ragioni di sopravvivenza. Ma che rischia di produrre il contrario. In fondo, da condannato ed esule dal Parlamento potrebbe ancora trattare. Ma decidendo lo scontro frontale si aliena la residua simpatia popolare che ne ha determinato il successo e avrebbe potuto guadagnargli una via di uscita. Così rischia la fine di Craxi.

Insomma, un gesto suicida, motivato dal momento psicologico e dai cattivi consigli degli ultras che vogliono fare del Pdl un’Alba dorata in salsa italiana, come paventa Beatrice Lorenzin (tra l’altro l’arresto dei capi del partito neonazista in Grecia non porta bene ai fautori di tale deriva).

Vale la pena riportare, a margine di questi brevi cenni, le parole di Gaetano Quagliariello,  un esponente Pdl di lungo corso, che analizzando le ultime vicende ha commentato: «Forza Italia è stato il partito della maggioranza silenziosa del Paese del popolo moderato», ma «questa settimana è sembrato Lotta Continua». 

In ogni caso la settimana è appena iniziata e tutto può ancora succedere.

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