10 Dicembre 2012

Monti, la crisi scuote l'Europa

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L’annuncio delle dimissioni di Mario Monti, avvenuto il 9 dicembre, agita il quadro politico italiano con ricadute in Europa. Si andrà alle elezioni anticipate tra febbraio e i primi di marzo. Di per sé un accorciamento minimo della legislatura. La storia italiana ci ha abituato a governi caduti molto più in fretta.

Il governo cade per cause banali e connesse alle normali dinamiche politiche: non ci sono le condizioni per sostenere un governo di coalizione. Almeno così ha giudicato una componente della coalizione, il Pdl.

E però c’è chi vede il pericolo che la crisi di governo vada a collidere con un’altra crisi, stavolta economica: la caduta di Monti è un segnale d’instabilità che mette a rischio la ripresa economica dell’Italia. Con conseguente impennata dello spread e via dicendo. Anche se, certo, c’è dell’insana anomalia nel fatto che sia lo spread a determinare se un governo debba stare o cadere. Ma tant’è, le dinamiche delle politica sono altre in questo momento.

Resta da capire il destino di Mario Monti: Napolitano ha lanciato il suo monito circa l’incandidabilità dei senatori a vita. Ma l’attuale presidente del Consiglio potrebbe rinunciare alla carica o trovare altri escamotage. La magmatica area del cosiddetto centro moderato è in ansia: vorrebbe avere il cappello di Monti sulla sua aggregazione politica in via di definizione. Senza quello, rischia l’insignificanza. Ci sono molti modi per potersi fregiare del nome “Monti”, attualmente l’unico in grado di attrarre nuovi elettori verso quest’area. Ancora presto per capire come evolverà la situazione.

Monti, dal canto suo, ostenta tranquillità. Male che vada, la sua nuova vita di tecnico prestato alla politica non si conclude certo con la fine del governo dei tecnici.

 

 

 

 

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