18 Giugno 2013

Nucleare, l'Iran promette trasparenza

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Prima conferenza stampa per il nuovo presidente iraniano, Hassan Rohani. Ai giornalisti ha ribadito che la scelta del nucleare non può essere revocata, come d’altronde era stato chiaro anche in campagna elettorale. Ma ha promesso maggiore trasparenza: solo un’accennata apertura, ma è tanto per una vicenda che da anni rischia di precipitare il mondo nel caos di una nuova e imprevedibile guerra.

Allo stesso tempo  si è detto pronto a «ridurre le tensioni con gli Stati Uniti, ma sulla base della buona volontà e del rispetto reciproco». Agli Usa, oltre a richiedere il riconoscimento del diritto all’Iran del nucleare a uso civile, ha chiesto la fine delle sanzioni che stanno riducendo l’economia al collasso. E la fine dei finanziamenti a vari gruppi terroristi che operano in territorio iraniano. Infine, ha rinnovato il sostegno iraniano al governo di Damasco, come prevedibile. Comunque la percezione di un cambiamento è notevole: al posto di un folle che sognava un nuovo Olocausto, è assiso un saggio pragmatico. Non è poco.

Due i nemici del nuovo corso iraniano: la crisi economica, sull’onda della quale è andato al potere il nuovo Presidente, raccogliendo i consensi di un popolo che chiede un confronto meno serrato con l’Occidente per allentare le sanzioni, e la spinta al cambiamento radicale. Ieri la prima avvisaglia di quest’ultimo pericolo: nella conferenza stampa un uomo ha chiesto la scarcerazione del leader dell’Onda verde Hossein Mossavi, arrestato in seguito ai moti di piazza del 2009 – innescati dalla richiesta di maggiori libertà civili. Rohani è riformista, ma deve muoversi con cautela e prudenza: una politica di inclusione verso quella fascia di società civile che aveva dato vita a quel movimento di protesta dovrà tener conto delle rigidità di altri settori e apparati dello Stato. Altrimenti il suo mandato rischia di fallire in partenza. E con lui anche le speranze ridestate dopo anni di buio.

 

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