29 Ottobre 2013

Obama, riformerò l'intelligence

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In occasione dell’insediamento del nuovo capo dell’Fbi, James Comey, filtra un’indiscrezione ripresa dal Wall Street Journal: il Presidente Barack Obama non era al corrente che la Nsa spiava i capi di Stato alleati, oltre ai cittadini dei Paesi amici, e intende rivedere il sistema di spionaggio usato finora ponendo fine alle intercettazioni di massa, come a quelle rivolte contro i capi di Stato stranieri. 

Un modo di sopire le polemiche nate intorno a questo sistema di intercettazione di massa e per rilanciare l’immagine della Casa Bianca che è uscita offuscata dalla controversia internazionale.

Certo è che la pratica di intercettare anche i Paesi alleati è cosa antica: già quando era stato costituito il sistema di “ascolto” Echelon, e siamo agli anni ’90, questi aveva il compito di spiare anche i Paesi alleati eccetto Gran Bretagna, Australia, Canada e Nuova Zelanda, che, insieme agli Usa, avevano dato vita al dispositivo. Allora ci furono reazioni indignate da parte di voci isolate, ma nessuno scandalo internazionale nonostante fosse noto a tutti. Oggi le cose sono cambiate ed è un bene, anche se, ovviamente, sarebbe illusorio immaginare che si possano avere garanzie invalicabili in materia. Lo spionaggio è sempre esistito e si troverà sempre un modo di aggirare leggi più stringenti, magari appaltando la cosa a terzi senza coinvolgere direttamente le agenzie governative. Ma tant’è.

Serviva trovare un’uscita dignitosa alla Casa Bianca e placare l’ira degli alleati: è un problema politico che doveva essere risolto per affrontare un’agenda densa di opportunità per favorire la distensione internazionale: la conferenza di pace per la Siria, il nucleare iraniano, i colloqui di pace tra Israele e Palestina. E la strada imboccata è quella buona.

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