18 Luglio 2013

Pd spaccato, ma no alla sfiducia

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«Siamo stati coinvolti in un gioco più grande di noi», ha confidato Alfano. E in effetti la vicenda Ablyazov, che vede vacillare il governo italiano, ha i colori del giallo internazionale. Pedinato da un’agenzia di intelligence israeliana, braccato dalla giustizia del suo Paese – oltre che da quella russa e ucraina -, che lo accusa di furto e riciclaggio, l’uomo stava per essere messo alla corde anche a Londra, città nella quale aveva trovato riparo.

I magistrati britannici avevano congelato i suoi beni, sentenza confermata dall’Alta Corte britannica proprio nei giorni in cui è scoppiato il caos in Italia sul rimpatrio della moglie e della figlia. Insomma, la vicenda nasconde qualcosa di grosso e ancora inspiegato. Tra l’altro, ed è notizia di ieri, il Capo della polizia italiana ha negato che Ablyazov fosse un dissidente o altro tipo di figura protetta da apposite leggi che si applicano ai perseguitati politici. Una rivelazione che infittisce il mistero dell’uomo che per giorni è stato dipinto come un fiero oppositore dell’autarca di Astana.

Altra cosa è invece il rimpatrio forzato, anomalo e probabilmente illegittimo – il ministro della Giustizia ha avviato un’inchiesta in proposito – della moglie e della figlia dello stesso, prontamente e inopinatamente rispedite in patria dalle nostre forze dell’ordine e dalla magistratura. Caso che ha visto il governo vacillare, con fuoco incrociato sul ministro dell’Interno, con annessa mozione di sfiducia ad personam che domani sarà oggetto di votazione al Senato.

Sono due vicende che viaggiano parallele e che, allo stesso tempo, s’intersecano, dando vita a un caos che sta mettendo a dura prova cronisti e politici. 

Probabilmente per Ablyazov prima o poi si apriranno le porte del carcere, in patria o a Londra, mentre in Italia le scosse sismiche causate dal rimpatrio forzato della sua famiglia saranno in qualche modo riassorbite, dopo la defenastrazione di alcuni funzionari. Infatti, l’inchiesta interna sulla vicenda, opera del Capo della Polizia, ha scagionato del tutto Alfano, chiudendo la questione. Così, a meno di sorprese dell’ultima ora, anche Renzi sembra rassegnato ad attendere il 30 luglio – ovvero la sentenza sulla vicenda Mediaset con relativa condanna di Berlusconi – per tentare di far cadere il governo. E domani la mozione di sfiducia presumibilmente sarà respinta. 

Insomma, a meno di nuove improbabili rivelazioni, di questi lunghi giorni ricorderemo polemiche infuocate e accuse incrociate, niente più. Nessuna inchiesta seria sulla presenza di Ablyazov in Italia – è fuggito poco prima del blitz della polizia, senza che se ne fosse accorto nessuno -, né sul monitoraggio che l’uomo subiva da parte di un’agenzia d’intelligence israeliana, né, infine, sul ruolo dei servizi segreti italiani in questa oscura vicenda (possibile non monitorassero la situazione?). Forse sarebbe stato lecito porre domande anche su queste circostanze, oltre a quelle riguardanti Alfano. Tant’è.

 

 

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