9 Settembre 2013

Percorso a ostacoli per Obama Anche l'11 settembre gioca contro di lui

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Inizia la battaglia del Congresso: Obama cerca consensi all’intervento in Siria, ma l’esito ancora non è scontato. Se al Senato sembra avere già la maggioranza, non è così alla Camera. Scrive Massimo Gaggi: «Molti repubblicani centristi e tradizionalisti sostenitori di un forte ruolo internazionale degli Usa stanno rivedendo la loro posizione davanti all’ostilità popolare che rischia di spazzarli via alle prossime elezioni (tra un anno) a vantaggio dei candidati dei Tea Party e dei radicali libertari, assolutamente contrari alla guerra. Così stando le cose Obama avrà bisogno del sostegno compatto dei 200 deputati democratici, ma, nonostante le cinque lettere scritte da Nancy Pelosi ai suoi parlamentari, per ora Obama non può contare su più di 115, massimo 130 voti».

Per Gaggi, anche i tempi per le votazioni e per l’inizio dell’attacco sono incerti: l’11 settembre è data controindicata; il 13 e 14 settembre è lo Yom Kippur, ovvero giorni altrettanto controindicati; dal 23 al 26 settembre c’è poi l’assemblea annuale delle nazioni Unite, altre date da evitare.

Difficoltà, quindi, per Obama: potrebbero favorire, sperare non costa nulla, nuovi spazi alla diplomazia per trovare una via di uscita onorevole al guerriero riluttante ed evitare questa folle guerra.

Piace, infine, concludere riportando quanto scrive Fabio Mini sulla Repubblica nel suo Taccuino strategico. Dopo aver criticato Obama che, invece di approfittare del tempo residuo per tentare la via del negoziato, preme per ricevere riluttanti consensi, conclude: «Obama sa di non avere il potere di decidere della vita dei siriani o della morte dei dittatori. Ma nemmeno il Congresso ce l’ha».

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