10 Dicembre 2013

"Renzi come Blair, cambierà la sinistra" Londra rivede la rivoluzione del Labour

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Tutti pazzi per Matteo Renzi. Oltre ai giornali italiani, anche quelli inglesi salutano la vittoria del sindaco di Firenze come svolta epocale. Cambierà il volto del partito e del Paese come fece Blair in Gran Bretagna. E ricordano le varie scelte blairiane che hanno dirottato a destra la sinistra inglese. Di questa similitudine gioisce l’ambito ristretto di Matteo come anche quello allargato, e i media italiani che ne hanno sostenuto l’ascesa.

Peccato che la sinistra inglese ha capito che il ragazzo della guerra in Iraq non era poi questo fenomeno e lo ha quasi “rottamato”, per usare un verbo caro alla nuova dirigenza del Pd (o come si chiamerà il partito di Renzi). Ne avevamo scritto tempo fa, rimandiamo a quell’articolo. Insomma, anche in questo generalizzato plauso al Blair italiano si nota certo provincialismo: la politica è cosa più complessa di certe approssimazioni semplicistiche, e allo stesso tempo più semplice, dal momento che non è possibile, a meno di un colpo di Stato, avere in politica due partiti di destra che si contendono il governo della cosa pubblica.

In ogni caso l’Italia non è l’Inghilterra e Renzi sembra averlo capito: sta tentando di includere gli sconfitti nella sua squadra, anche se con ruoli da soprammobile (ieri ha presentato la sua vera “squadra” operativa: ragazzi e ragazze di belle speranze, poco più). I suoi gesti d’inclusione hanno trovato qualche assenso, ma anche rifiuti. È il caso dei “cuperliani” che hanno declinato l’invito loro rivolto. Segno che la dialettica interna al partito è destinata a perdurare, sempre se la minoranza ne avrà la forza.

Le analisi sull’affluenza ai gazebo fanno notare uno scollamento notevole tra iscritti al partito e votanti alle primarie. Un rapporto di uno a dieci. Si motiva l’accaduto come “effetto Renzi”, ovvero l’attrazione spontanea per il sindaco da parte di ambienti altri dalla sinistra. Sarà vero, ma a noi ricorda, per certi versi, un po’ anche quel che è avvenuto per le Primavere arabe: lì le folle scendevano in piazza, qui sono confluite ai gazebo. Una sorta di primavera araba de’noantri. Speriamo bene, visto com’è andata sull’altra sponda del Mediterraneo.

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