6 Giugno 2013

Siria, cade la roccaforte dei ribelli I generali di Assad: ora vinciamo

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Le truppe di Assad hanno sbaragliato i cosiddetti ribelli nella loro roccaforte di Qusayr, che questi tenevano da oltre un anno, a 10 chilometri dal confine Libanese. Un’offensiva, quella dell’esercito regolare affiancato dai miliziani di Hezbollah, iniziata il 19 maggio. Si tratta di una delle battaglie più importanti dei due anni di guerra civile siriana, perché, come ha affermato il generale Yahya Suleiman ad una televisione legata ad Assad, «Chi controlla Qusayr controlla il centro del Paese e chi controlla il centro del Paese controlla tutta la Siria».

Qusayr città emblema del conflitto, dunque: da lì passavano armi e rifornimenti per le forze di opposizione che con la presa della città da parte di Assad sono stati interrotti. Inoltre è stata ripristinata la continuità territoriale della zona a maggioranza alawita (minoranza religiosa a cui appartiene lo stesso Assad) che collega Damasco al mare; continuità prima interrotta dalle forze di opposizione. Anche per questo Assad ed Hezbollah hanno eletto la città tappa strategica verso la vittoria.

In realtà, nonostante la vittoria sul campo di Assad, la guerra è tutt’altro che finita. La tragedia della Siria continua e l’unica speranza è che al più presto si dia avvio alla conferenza di Pace da tempo chiesta dagli Usa e dalla Russia.

Una linea, quella della soluzione politica, più volte accoratamente auspicata dai presuli del Medio Oriente e dalla Chiesa universale, in particolare da Papa Francesco. Il Pontefice ha ribadito la sua «viva e sofferta […] preoccupazione» per il persistere del conflitto siriano anche in due occasioni recenti, ovvero nell’Angelus del 2 giugno, e nell’incontro di coordinamento tra gli organismi caritativi cattolici che operano nel contesto della crisi in Siria promosso dal Pontificio Consiglio “Cor Unum”, avvenuto ieri in Casa Santa Marta.


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