27 Settembre 2013

Trovato l'accordo all'Onu sulle armi chimiche siriane

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Dovrebbero ormai essere definiti i contorni dell’accordo per lo smantellamento delle armi chimiche siriane e stanotte dovrebbe essere messo nero su bianco. Presumibilmente, secondo le prime indiscrezioni, il documento finale che sarà sottoposto all’approvazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu ribadirà la condanna dell’uso delle armi chimiche in Siria, ma non conterrà un’accusa specifica contro Assad. Vuol dire che le Nazioni Unite si riservano di effettuare ulteriori investigazioni per accertare i colpevoli delle stragi consumate con i gas tossici nel conflitto siriano.

L’altro punto controverso dell’accordo riguarda l’inquadramento di tale documento nell’ambito di azione delle Nazioni Unite. Ma le richieste di Francia e Inghilterra che volevano incardinare la risoluzione all’interno del capitolo VII della Carta, vincolando eventuali inadempienze del regime a un intervento armato, sembra siano andate a vuoto. Non ci sarà automatismo in questo senso, ma è previsto che se in un anno lo smaltimento non sarà stato portato a termine, l’Onu potrà rivedere l’accordo e decidere per un’eventuale azione militare.

Queste almeno le indiscrezioni che sono filtrate, ma fin quando l’Onu non licenzierà un documento ufficiale le sorprese sono sempre possibili. 

Da parte sua Assad, in una serie di interventi pubblici, ha spiegato che la Siria si era dotata di armi chimiche per contrastare il nucleare israeliano. Ma ha anche spiegato che quelle armi sono ormai obsolete e che avrebbe voluto smantellarle, ma costava troppo ed era troppo rischioso. Così si è detto lieto che sia l’Onu a risolvere il problema. Da parte sua ha ribadito che la Siria ha armi più moderne e in grado di fronteggiare un’eventuale aggressione israeliana.

Ancora una volta il problema di fondo nei Paesi arabi è la dissuasione reciproca nei confronti di Israele, cioè la possibilità di essere in grado di sviluppare una reazione devastante a un’eventuale minaccia altrui. Accadeva in scala più grande ai tempi di Usa e Urss. La guerra fredda è finita, ma prima che una cosa del genere possa avvenire in Medio Oriente ci vorrà del tempo. Tanto o poco che sia dipende da variabili imprevedibili. E passa inevitabilmente dalla riconciliazione tra israeliani e palestinesi. Ieri l’Osservatore romano dava notizia di una sessione lavori per un accordo tra le autorità palestinesi e la Chiesa cattolica riguardo la minoranza cristiana che vive nella terra che ha dato i natali a Gesù: un concordato, di fatto, tra Palestina e Chiesa. Anche passi di questo genere possono favorire quella riconciliazione da lungo tempo attesa.

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