30 Ottobre 2012

Vince l'asse Pd-Udc, Grillo primo partito

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Ciclone Grillo sulle elezioni regionali siciliane: il movimento 5 stelle, con il 18% delle preferenze, è il primo partito. Un voto, quello dell’isola, caratterizzato da un astensionismo altissimo: ha votato meno della metà degli aventi diritto, il 47% dei cittadini, segno di una sfiducia altissima nei confronti dei partiti tradizionali. Dato che potrebbe essere anche segno di altro: una flessione all’interno della macchina clientelare – leggi mafia – capace di portare alle urne anche gente sfiduciata.

Ma al di là dell’astensionismo, resta la realtà di un nuovo soggetto politico, quello di Grillo, che certo inizia ad avere un peso specifico anche al di là delle trovate mediatiche. Difficile che possa essere un soggetto di governo, ma certo, da questa nuova posizione (che molto probabilmente sarà consolidata nelle prossime elezioni politiche), il movimento 5 stelle può incalzare da presso i partiti e le persone che avranno il compito di gestire la cosa pubblica.

Per quanto riguarda il governo della Regione siciliana, vince l’alleanza Pd-Udc che ha candidato Rosario Crocetta: omosessuale (cosa che l’uomo tiene a non sbandierare) e cattolico praticante (prima del risultato elettorale è andato a pregare presso il santuario della Madonna delle Grazie), questi ha un passato come sindaco di Gela, dove si è contraddistinto per la lotta alla mafia. Da qui una vita blindata che, probabilmente, sarà costretto a condurre anche nel nuovo incarico, che ancora però è solo sulla carta. Per diventare Governatore sarà costretto a cercare nuovi alleati: i consiglieri eletti nella sua lista non bastano a formare una maggioranza.

Crolla il Pdl, che in Sicilia fece lo storico cappotto del 61 a 0, quando vinse in tutti i collegi. E il suo segretario, Angelino Alfano, è anche siciliano. Come siciliano è l’altro esponente di peso del partito, il presidente del Senato Renato Schifani. Ambedue  escono ridimensionati da questo confronto elettorale.

Paradossalmente, però, la crisi del Pdl rende più agevole a Berlusconi gestire il malcontento interno al Pdl e tentare un rilancio del partito in base a una sua personale agenda.

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