3 Gennaio 2014

Il Papa: il Dio delle sorprese si predica con dolcezza, non a bastonate

Il Papa: il Dio delle sorprese si predica con dolcezza, non a bastonate
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«Dio è il Deus semper maior, il Dio che ci sorprende sempre. E se il Dio delle sorprese non è al centro, la Compagnia si disorienta. Per questo, essere gesuita significa essere una persona dal pensiero incompleto, dal pensiero aperto: perché pensa sempre guardando l’orizzonte che è la gloria di Dio sempre maggiore, che ci sorprende senza sosta. E questa è l’inquietudine della nostra voragine. Quella santa e bella inquietudine!». Così il Papa nell’omelia della messa celebrata presso la chiesa del santissimo nome di Gesù, retta dai gesuiti, nel giorno in cui la Chiesa celebra il nome del Signore. 

«Bisogna cercare Dio per trovarlo – ha detto – e trovarlo per cercarlo ancora e sempre. Solo questa inquietudine dà pace al cuore di un gesuita […] È l’inquietudine che ci prepara a ricevere il dono della fecondità apostolica. Senza inquietudine siamo sterili».

«Una fede autentica – ha proseguito Francesco – implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo. Ecco la domanda che dobbiamo porci: abbiamo anche noi grandi visioni e slancio? Siamo anche noi audaci? Il nostro sogno vola alto? Lo zelo ci divora (cfr Sal 69,10)? Oppure siamo mediocri e ci accontentiamo delle nostre programmazioni apostoliche da laboratorio? Ricordiamolo sempre: la forza della Chiesa non abita in se stessa e nella sua capacità organizzativa, ma si nasconde nelle acque profonde di Dio. E queste acque agitano i nostri desideri e i desideri allargano il cuore. Quello di Sant’Agostino: “Pregare per desiderare e desiderare per allargare il cuore”».

Quindi, ricordando la figura del gesuita Pietro Favre, da poco canonizzato, ha parlato dell’inquietudine del santo, il qualche ha stretto rapporti in tutta Europa, dialogando con tutti con dolcezza. E ha aggiunto: «Mi viene da pensare alla tentazione, che forse possiamo avere noi e che tanti hanno, di collegare l’annunzio del Vangelo con bastonate inquisitorie, di condanna. No, il Vangelo si annunzia con dolcezza, con fraternità, con amore».

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