12 Dicembre 2013

Il Papa, il silenzio e la tenerezza del Signore verso i suoi piccoli

Il Papa, il silenzio e la tenerezza del Signore verso i suoi piccoli
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«Quando il bambino fa un brutto sogno, si sveglia, piange… papà va e dice: non temere, non temere, ci sono io, qui. Così ci parla il Signore. “Non temere, vermiciattolo di Giacobbe, larva di Israele”. Il Signore ha questo modo di parlarci: si avvicina… Quando guardiamo un papà o una mamma che parlano al loro figliolo, noi vediamo che loro diventano piccoli e parlano con la voce di un bambino e fanno gesti di bambini. Uno che guarda dal di fuori può pensare: ma questi sono ridicoli! Si rimpiccioliscono, proprio lì, no? Perché l’amore del papà e della mamma ha necessità di avvicinarsi, dico questa parola: di abbassarsi proprio al mondo del bambino. Eh sì: se papà e mamma gli parlano normalmente, il bambino capirà lo stesso; ma loro vogliono prendere il modo di parlare del bambino. Si avvicinano, si fanno bambini. E così è il Signore […] E poi, il papà e la mamma dicono anche cose un po’ ridicole al bambino: “Ah, amore mio, giocattolo mio…”, e tutte queste cose. Anche il Signore lo dice: “Vermiciattolo di Giacobbe”, “tu sei come un vermiciattolo per me, una cosina piccolina, ma ti amo tanto”». Così il Papa nell’omelia della messa celebrata presso la casa Santa Marta il 12 dicembre.

Nel proseguire la sua omelia, il Papa ha ricordato come il Signore si fosse manifestato a Elia come «la brezza soave», o – come dice il testo originale – «un filo sonoro di silenzio». E ha spiegato: «Questa è la musica del linguaggio del Signore, e noi nella preparazione al Natale dobbiamo sentirla: ci farà bene sentirla, ci farà tanto bene. Normalmente, il Natale sembra una festa di molto rumore: ci farà bene fare un po’ di silenzio e sentire queste parole di amore, queste parole di tanta vicinanza, queste parole di tenerezza… “Tu sei un vermiciattolo, ma io ti amo tanto!”. Per questo. E fare silenzio, in questo tempo in cui, come dice il prefazio, noi siamo vigilanti in attesa».

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