4 Febbraio 2015

Maria e Simone portano Gesù, ma è Lui che li conduce entrambi

Maria e Simone portano Gesù, ma è Lui che li conduce entrambi
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«Teniamo davanti agli occhi della mente l’icona della Madre Maria che cammina col Bambino Gesù in braccio. Lo introduce nel tempio, lo introduce nel popolo, lo porta ad incontrare il suo popolo.

Le braccia della Madre sono come la “scala” sulla quale il Figlio di Dio scende verso di noi, la scala dell’accondiscendenza di Dio». Così il Papa nell’omelia della messa in occasione della festività della presentazione di Gesù al Tempio.

«La Madonna cammina, ma è il Figlio che cammina prima di Lei. Lei lo porta, ma è Lui che porta Lei in questo cammino di Dio che viene a noi affinché noi possiamo andare a Lui».

 

Gesù, a imitazione dell’“accondiscendenza” del Signore, si abbassa, fino «all’annientamento e all’umiliazione di se stesso».

Il cammino di Gesù viene indicato anche ai religiosi, chiamati alla fedeltà alla regola e al Vangelo, da cui discendono le varie regole dei diversi istituti religiosi, in una «sequela Christi che è «questo cammino di abbassarsi servendo».

 

«Attraverso questa “legge” – ha proseguito il Papa – i consacrati possono raggiungere la sapienza, che non è un’attitudine astratta ma è opera e dono dello Spirito Santo. E segno evidente di tale sapienza è la gioia. Sì, la letizia evangelica del religioso è conseguenza del cammino di abbassamento con Gesù…».

 

La sapienza, nel Vangelo che narra la presentazione di Gesù al Tempio, è rappresentata da Simeone e Anna: «Simeone loda il Signore e Anna “predica” la salvezza. Come nel caso di Maria, anche l’anziano Simeone prende il bambino tra le sue braccia, ma, in realtà, è il bambino che lo afferra e lo conduce. La liturgia dei primi Vespri della festa odierna lo esprime in modo chiaro e bello: “senex puerum portabat, puer autem senem regebat”. Tanto Maria, giovane madre, quanto Simeone, anziano “nonno”, portano il bambino in braccio, ma è il bambino stesso che li conduce entrambi.

 

«È curioso notare che in questa vicenda i creativi non sono i giovani, ma gli anziani  – ha proseguito Francesco -. I giovani, come Maria e Giuseppe, seguono la legge del Signore sulla via dell’obbedienza; gli anziani, come Simeone e Anna, vedono nel bambino il compimento della Legge e delle promesse di Dio. E sono capaci di fare festa: sono creativi nella gioia, nella saggezza».

 

Quindi dopo aver accennato che la Sapienza e’ un dono che Dio dà a chi cammina nell’obbedienza (anche se può essere elargito anche a un «inesperto»), ha voluto specificare che «questa obbedienza e questa docilità non sono un fatto teorico, ma sottostanno alla logica dell’incarnazione del Verbo»; così nella storia tale obbedienza si declina in docilità a un fondatore, a un superiore, alla Chiesa: «Si tratta di docilità e obbedienza concrete», ha voluto precisare Francesco.

 

E, in conclusione dell’omelia, ha affermato: «Anche noi, oggi, come Maria e come Simeone, vogliamo prendere in braccio Gesù perché Egli incontri il suo popolo, e certamente lo otterremo soltanto se ci lasciamo afferrare dal mistero di Cristo. Guidiamo il popolo a Gesù lasciandoci a nostra volta guidare da Lui. Questo è ciò che dobbiamo essere: guide guidate».

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