13 Ottobre 2017

Fatima 13 ottobre 1917: vedere per credere

Fatima 13 ottobre 1917: vedere per credere
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Cento anni fa, l’ultima apparizione di Fatima. Il 13 luglio precedente, Lucia, la più grande dei  tre pastorelli, l’unica che poteva parlare con la Madonna, le aveva domandato: «Vorrei chiederle di dirci chi è, e di fare un miracolo per cui tutti credano che Vostra Signoria ci appare».

Una richiesta audace, come quelle che fanno i bambini alle mamme. Alla quale la Madonna aveva corrisposto con l’usuale cortesia: «Continuate a venire qui tutti i mesi. In ottobre dirò chi sono, che cosa voglio, e farò un miracolo che tutti vedranno per poter credere».

La voce di quella promessa era scivolata di bocca in bocca. Accendendo speranze, suscitando curiosità, tacite domande. Così quel giorno, quel 13 ottobre, «c’era una gran folla», ricorda Lucia, «e la pioggia cadeva torrenziale». Si può vedere dalle foto del tempo, che immortalano quella distesa di ombrelli aperti a riparo.

Tra i tanti anche i genitori della bimba. «Si era sparsa la diceria che le autorità avevano deciso di far esplodere una bomba vicino a noi, al momento dell’apparizione», annota la pastorella, aggiungendo che la minaccia non li aveva affatto impauriti. Anzi, quando i tre la riferiscono ad altri, esclamano: «Ma che bello, se ci fosse concessa la grazia di salire là, con la Madonna, al cielo».

Tuttavia i genitori di Lucia, pur scettici e irritati dai racconti della figlia, «si spaventarono e per la prima volta, vollero accompagnarmi, dicendo: “Se mia figlia morirà, voglio morire al suo fianco”. Mio padre mi condusse allora per mano fino al luogo delle apparizioni».

E «lungo la strada, le scene del mese precedente», annota ancora Lucia. «Neppure la fanghiglia dei sentieri impediva a quella gente di inginocchiarsi nell’attitudine più umile e supplichevole».

Giunti presso il luogo ormai familiare, quel leccio della Cova d’Iria presso il quale, dal 13 maggio, la Madre del Signore Gesù era apparsa puntuale a ogni 13° giorno del mese, Lucia, spinta da un impulso che non sa spiegare, chiede «alla gente che chiudesse gli ombrelli, per recitare il rosario».

Ed ecco che appare, come da promessa, la Madonna, la quale chiede a Lucia che in quel luogo sia edificata una cappella in suo onore. «Sono la Madonna del rosario», aggiunge, «che continuino a dire il rosario. La guerra finirà e i soldati torneranno alle loro case». La Grande Guerra, la macelleria del ’15-18.

«Avrei molte cose da chiederle», le dice la fanciulla, «se cura dei malati e converte alcuni peccatori, ecc». «Alcuni, sì, altri no», risponde. «Devono emendarsi; chiedano perdono dei loro peccati». Poi, «prendendo un aspetto più triste», ricorda Lucia, riprende: «Non offendano più Dio Nostro Signore, che è già molto offeso».

Un monito, certo. Ma agli occhi della bambina suona altro e più dolce: «Che lamento amoroso e che tenera richiesta! Oh se potesse echeggiare in tutto il mondo, e se tutti i figli della mamma celeste ascoltassero il suono della sua voce».

Quindi la Madonna apre le mani ed è elevata in cielo, mentre «il riflesso della sua stessa luce continuava a proiettarsi sul sole». Poi, accanto al sole, appaiono anche il Bambino Gesù e san Giuseppe, che «sembravano benedire il mondo».

Poi altre apparizioni, simili, che Lucia sgrana come un rosario: «Vidi il Signore e la Madonna, che mi pareva la Madonna Addolorata. Il Signore pareva benedire il mondo, nello stesso modo di san Giuseppe. Sparì questa visione, e mi parve di vedere di nuovo la Madonna, con aspetto simile alla Madonna del Carmelo».

Il miracolo del sole

È in questa temperie che la fanciulla, spinta da un altro impulso che non sa spiegare, grida alla folla di guardare il sole: «Il mio intento non era di richiamare l’attenzione della gente verso il sole, dato che non avevo neppure coscienza della loro presenza».

E il sole si veste d’impossibile. C’è uno stupendo video che dipana fotografie di quel giorno e di quella folla che guarda verso l’alto; alcuni inginocchiati, altri in piedi. Uomini rudi, altri curati, donne con scialli. Tutti con lo sguardo incollato al cielo, alcuni a capo chino d’umile preghiera.

Tra questi, il dottor José Maria de Almeida Garrett, professore di Scienze presso la Facoltà di Coimbra. La sua testimonianza è agli atti del processo che la Chiesa ha istituito per verificare l’accaduto.

Ateo, si era inerpicato fino alla Cova d’Iria per mera curiosità, come tanti. Ma il suo interesse andava sempre più scemando, stante il tempo passato «senza che nulla attirasse la mia attenzione». Le apparizioni, infatti, erano riservate ai tre fanciulli e negate agli occhi dei grandi.

«Improvvisamente udii il clamore di centinaia di voci», ricorda «e vidi che la folla si sparpagliava ai miei piedi… voltava la schiena al luogo dove, fino a quel momento, si era concentrata la sua attesa [ai tre pastorelli ndr] e guardava verso il sole dall’altro lato».

L’astro è diventato un «disco chiarissimo, con i contorni nitidi, che splendeva senza offendere la vista […] La cosa più stupefacente era il poter contemplare il disco solare, per lungo tempo, brillante di luce e calore, senza ferirsi gli occhi o danneggiare la retina». Racconta il professore, con terminologia a lui consona, da scienziato.

Non più immobile, aveva preso «un movimento vertiginoso […] girava su se stesso in folli giravolte».

Durante il fenomeno, tutto d’intorno inizia a trascolorare. «Gli oggetti intorno a me, il cielo e l’atmosfera, erano dello stesso colore. Ogni cosa, sia vicina che lontana era cambiata, assumendo il colore di un vecchio damasco giallo. Sembrava che la gente soffrisse di itterizia e io ricordo di aver provato un senso di divertimento vedendo le persone sembrare così brutte e sgradevoli».

Poi sente «un grido di angoscia prorompere da tutti. Il sole, roteando selvaggiamente, sembrò staccarsi all’improvviso dal firmamento e, rosso come sangue, avanzare minacciosamente verso la terra come per schiacciarci con il suo peso immenso e ardente. Durante quei momenti provai una sensazione veramente terribile». Questa la testimonianza del dottor de Almeida Garrett, ateo, convertito dopo il miracolo.

I giochi di prestigio di Dio

Abbiamo ricordato questa storia, nota a tanti, per tanti e diversi motivi. Perché in una Chiesa, in un cristianesimo, in un popolo di Dio che pare per lo più non interessato ai miracoli del Signore perché interessato ad altro, piace ricordare che almeno Dio continua a crederci e a farne di altri, più o meno visibili.

Miracoli che possono essere di conforto a questo povero mondo, al cuore di tanti, atei e non atei interessati ad altro, che in fondo cercano solo questo  (sul punto rimandiamo al film Blade Runner 2049).

E poi per ricordare quella frase della Madonna, che alla richiesta della bambina risponde che sì, il miracolo ci sarà, «un miracolo che tutti vedranno per potere credere». Ché per credere occorre vedere e non altro e più spirituale. Vedere per credere, come ripeteva il mensile 30giorni nelle sue pagine.

E per quell’accenno della testimonianza del dottor de Almeida Garrett, che racconta delle «folli giravolte» del sole. Quanta umiliazione per il Signore, e quanta tenerezza, ché per toccare il nostro povero cuore, attirare il cuore distratto di noi, poveri peccatori, si mette a far giochi di prestigio. Come si fa con i bambini.

Infine per ricordare che c’è un castigo, tanto che ai bambini di Fatima il Signore fa vedere l’inferno per ricordarci che purtroppo esiste e non si può negare come fa certa teologia cattolica.

Ma allo stesso tempo, sempre da Fatima, grazie a Lucia, è discesa nei nostri rosari quella giaculatoria così cara al cuore. Che ci fa dire: «Gesù mio, perdona le nostre colpe preservaci dal fuoco dell’inferno e porta in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della tua misericordia».

Una preghiera piena di speranza, perché è una speranza non nostra, ma della Madonna. Lei che piena di grazia, ha voluto accordare le sue grazie ai tre pastorelli di Fatima e attraverso loro ai tanti che li hanno seguiti. Così che quei volti fissati lì in alto, a scrutare le folli giravolte del sole, un po’ ci assomigliano.

Sono un po’ i nostri. Rudi, incuriositi, scettici, eppure volti a guardare i giochi di prestigio di Dio. I suoi miracoli. Quelli che usa per convertire i nostri poveri cuori al suo.

 

Ps. Le fonti dell’articolo sono le “Memorie di suor Lucia” e la testimonianza di José Maria de Almeida Garrett, riportata nel sito Associazione Madonna di Fatima. L’articolo un po’ lungo, ce ne scusiamo con i lettori, ma oggi va bene così.

 

 

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