8 Ottobre 2012

Padre Bossi, missionario

Padre Bossi, missionario
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Il 22 settembre è morto padre Giancarlo Bossi, missionario del Pime. Era noto, suo malgrado, in tutto il mondo. E questo da quando il 10 giugno del 2007, giorno del Corpus Domini, era stato rapito dal Fronte di Liberazione islamica Moro, organizzazione fondamentalista delle Filippine, Paese nel quale Bossi prestava da anni la sua opera a cristiani e musulmani. I suoi rapitori lo tennero prigioniero 40  giorni, per poi rilasciarlo, dopo una serie di appelli e trattative segrete. Di quei giorni, in una delle sue rare testimonianze (non gli piaceva apparire) aveva detto: «Nelle difficoltà con forza si sperimenta la tenerezza di Dio». E rammentava: «Tutti i giorni recitavo il rosario completo; mi serviva anche per tenere il calendario. La domenica, invece, pensavo solo all’Eucaristia. Tutto il mio rosario ruotava intorno alla lavanda dei piedi, alle ultime parole di Gesù, al significato dell’Eucaristia». Per i suoi sequestratori solo perdono. Poveri diavoli, diceva, semplice manovalanza criminale guidata da altri e da altrove. Lo guardavano pregare, Padre Bossi, missionariospiegava: «I miei carcerieri sapevano che quando mi mettevo su una roccia era per pregare, quindi non mi hanno mai disturbato. Anch’io non mi permettevo di disturbarli mai mentre pregavano. È molto bello saper riconoscere il bene che c’è in ogni persona. Chiedevo loro anche delle rispettive famiglie e auguravo loro di amare i loro figli come mostravano di coccolare il loro fucile… Ridevano, all’inizio. Poi, capito cosa intendevo, ci pensavano su».

Padre Bossi non è certo l’unico missionario cattolico a sperimentare tribolazioni del genere. E però il suo caso ha avuto una rilevanza internazionale. Di cui non riusciva a darsi ragione. Anche se, più tardi, in un volume che ne ha raccolto la testimonianza, ha detto: «Ho pensato che forse Dio ha permesso che prendessero me per valorizzare le tante persone, spesso eccezionali, che hanno sempre operato nel silenzio e nel nascondimento. Io sono diventato famoso solo perché sono stato rapito, non certo per il lavoro che facevo. Ma, come me, tanti altri lavorano in silenzio e nessuno li conosce». Padre Ferdinando Milani, che ne ha condiviso gli anni di missione, lo ha ricordato così: «Giancarlo amava i piccoli, i poveri, i diseredati (…). Probabilmente gli veniva spontaneo, perché anche lui si considerava piccolo di fronte al Signore».

Nel Vangelo di domenica scorsa Gesù invitava a tornare bambini. Come padre Bossi, come tanti altri piccoli amati dal Signore nascosti tra le pieghe di questo povero mondo. Tesoro segreto della Chiesa del Signore.

Il 7 ottobre, giorno in cui la Chiesa celebra la Madonna del Rosario, il governo ha annunciato un accordo con i guerriglieri del Fronte di liberazione islamica Moro. L’ennesimo, altri sono saltati in precedenza. Ma questa sembra la volta buona. Il 15 ottobre la firma, che sancisce la fine di un incubo per le Filippine. Padre Bossi, dal cielo, ne sarà contento, lui che questo Paese ha sempre portato nel cuore.

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