6 Novembre 2015

Vertice storico tra Cina e Taiwan

Vertice storico tra Cina e Taiwan
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Per la prima volta nella storia, dopo anni di conflitto latente, un presidente cinese, Xi Jinping, incontra in un vertice bilaterale il suo omologo di Taiwan, Ma Ying-jeou. Così ne scrive Ilaria Maria Sala, sulla Stampa del 5 novembre: «Il signor Xi e il signor Ma vanno a Singapore [terreno neutro ndr.], dove avranno uno storico incontro: perché i due “signori” in questione altro non sono che i rispettivi presidenti della Repubblica Popolare Cinese e della Repubblica Cinese, ovvero, le due entità politiche comunemente chiamate Cina e Taiwan».

 

«Separate dal 1949, quando le truppe di Mao Zedong vinsero la guerra civile contro i Nazionalisti (o Kuomintang, Kmt) di Chiang Kai-shek, che riparò sull’isola di Formosa, o Taiwan, le due entità restano tecnicamente in guerra […]. Sfumature a parte, Taipei e Pechino non hanno mai riconosciuto la legittimità dei rispettivi governi». Da qui anche l’escamotage diplomatico (per facilitare il rispettivo approccio) di non far usare ai protagonisti dell’incontro alcun titolo onorifico, ma il semplice appellativo di “signore” (Primo incontro fra presidenti, Cina e Taiwan si avvicinano).

 

Nota a margine. L’incontro avviene in un clima arroventato per Taiwan, in prossimità delle elezioni presidenziali che si terranno a gennaio. Con questa mossa Ma Ying-jeou, leader del Kmt (partito al governo), sembra intenzionato a giocare la carta dell’apertura alla Cina in chiave elettorale. Un approccio che però ha suscitato la protesta delle opposizioni, in particolare quella del Partito democratico progressista che aspira a vincere la tornata elettorale e non condivide affatto tali aperture verso il Dragone.

 

Sarebbe facile esercizio trovare conforto per un gesto distensivo che potrebbe produrre frutti benefici tra due Stati da sempre in conflitto, ma si deve fare i conti non solo con i contrasti interni nei quali incorrerà il tentativo di Ma, ma anche con quelli esterni.

 

Il Mar Cinese meridionale è infatti diventato terreno di scontro tra il Giappone (e gli Stati Uniti che lo appoggiano) e la Cina, i quali se ne contendono l’influenza in una disputa infinita che si condensa attorno al controllo di alcune isole che quivi riposano. Un conflitto freddo ma montante che sta polarizzando tutti i Paesi che si affacciano su quel mare e quelli limitrofi.

Taiwan è un’isola, ma, al contrario delle monadi care al pensiero di Leibniz, in questo angolo di mondo tutte le isole hanno finestre. Dalle quali entrano spifferi e venti di tempesta.

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