17 Gennaio 2019

Cesare Battisti, fine di un'impunità

Cesare Battisti, fine di un'impunità
Tempo di lettura: 3 minuti

L‘arresto di Cesare Battisti ha avuto grande eco, non tanto per l’importanza del killer, quanto per il suo significato simbolico.

Cesare Battisti e la rete di protezione

Sono noti i rapporti del latitante con élite intellettuali e politiche francesi e sudamericane, che affermano di vedere in lui, come in altri ex terroristi, un rivoluzionario perseguitato.

Una rete di protezione che lo ha sostenuto e ne ha anche favorito la carriera di scrittore di gialli, nei quali, come accenna Karl Laske (giornalista di Liberation) al Corriere della Sera del 15 gennaio, “descriveva nel dettaglio i suoi attentati”.

Un sostegno tanto autorevole che gli ha consentito di pubblicare i suoi volumetti con la mitica casa editrice Gallimard.

Tra le figure apicali di questa rete c’è anche, non certo una sorpresa, il cantore delle guerre neocon, quel Bernard Henri Levy che peraltro firmò la prefazione del non indimenticabile libro di Battisti “Ma Chevale”, con postfazione di Fred Vargas.

Cesare Battisti, fine di un'impunità

Bernard Henri Levy a una manifestazione per l’Ucraina

Alla rete è stato ipotizzato che avesse dato il suo patrocinio anche il presidente francese Nicolas Sarkozy, che tramite la moglie Carla Bruni avrebbe favorito la fuga di Battisti dalla Francia dopo l’arrivo della rogatoria internazionale dei magistrati italiani.

A ipotizzarlo non furono solo tanti cronisti. Ne fa ambiguo cenno anche Eduardo Matarazzo Suplicy, ex senatore di quel Brasile nel quale Battisti si è rifugiato negli ultimi anni.

La Bruni ha ovviamente negato tutto. Ma certo la fratellanza neocon che accomuna Sarkozy a Levy ha favorito l’insorgere di tali sospetti, seppur infondati.

D’altronde, la storia dei rapporti tra la Francia e l’eversione italiana cosiddetta di “sinistra” è datata e non riguarda solo certi ambiti intellettuali.

Parigi è la patria della cosiddetta “dottrina Mitterrand“, che per decenni ha garantito impunità ai terroristi che riparavano oltralpe.

Ma era anche la città della scuola di lingue Hyperion, che alcuni magistrati italiani hanno ritenuto fosse la centrale del Terrore nostrano e centro di collegamento tra questo e servizi segreti vari (vedi anche Aberto Franceschini, uno dei capi delle Br, audizione Commissione Moro).

Cesare Battisti, fine di un'impunità

Immagine dell’omicidio del maresciallo Andrea Santoro, uno dei delitti per il quale è stato condannato Battisti

Di rete, Terrore e narcotraffico

Alla rete di protezione di cui sopra, se ne sovrappone(va) un’altra, più occulta, alla quale accenna un articolo del Corriere della Sera del 15 gennaio.

“L’estensione e il livello della cerchia di fiancheggiatori [di Battisti], a cominciare da personaggi del narcotraffico sudamericano, hanno innescato negli investigatori una doppia inquietudine: che una così trasversale rete avrebbe permesso a Battisti di scappare di nuovo, e che la stessa squadra dell’Interpol [inviata a catturarlo] sarebbe stata attaccata mortalmente“.

Non solo il narcotraffico: “Intorno alla caccia ci sono stati strani movimenti. Servizi deviati”… si legge ancora sul Corriere.

Come si nota, la rete di protezione degli agenti del Terrore ha maglie complesse e diversificate; intreccio di sensibilità, interessi, cultura e potere.

Tale rete si è logorata e ha perso potere: questo il significato alto dell’arresto di Cesare Battisti.

Non stupisce l’accenno del Corriere sul rapporto tra Terrore e servizi segreti più o meno deviati, che ha vasta letteratura e puntuali riscontri in alcune sentenze dei tribunali italiani.

Potrebbe stupire, invece, il cenno al narcotraffico. Così ci permettiamo un cenno ulteriore.

La stagione del Terrore in Italia coincise con la trasformazione della mafia da ambito clientelare fondato sull’intimidazione e la violenza a organizzazione dedita al commercio della droga. Come si evince anche dal libro di Giovanni Falcone Cose di Cosa Nostra.

La nuova attività generò enorme liquidità, investita in vario modo. Si può osservare dunque una coincidenza temporale tra lo sviluppo del terrorismo in Italia e l’evoluzione della mafia italiana in narcomafia.

Il Terrore costa, e molto: la clandestinità, l’affitto dei cosiddetti covi, i documenti falsi, l’acquisto di armi attraverso canali occulti, la rete di fiancheggiatori etc. Servono soldi, tanti e liquidi (non tracciabili). Per ora ci fermiamo qui.

 

 

 

 

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