14 Settembre 2018

Siria: la flessibile rigidità di Erdogan su Idlib

Siria: la flessibile rigidità di Erdogan su Idlib
Tempo di lettura: 3 minuti

Il nodo di Idlib non si scioglie. E la minaccia di un intervento dell’Occidente in caso di un attacco russo-siriano alla città controllata dai jihadisti è seria e inquietante.

Le ambiguità di Idlib

Abbiamo accennato in altra nota che è decisiva l’opposizione di Erdogan. Infatti, un intervento che vedesse impegnata anche la Turchia sarebbe meno a rischio.

L’Occidente dovrebbe rompere definitivamente con Ankara e a livello militare i terroristi avrebbero meno chanche di resistenza e di ingarbugliare le carte (vedi alla voce attacco chimico).

La rigidità turca, però, almeno a quanto riporta l’Agenzia stampa cinese Xinhua, sarebbe più flessibile di quanto appaia.

la Turchia avrebbe infatti tentato di fare pressione su Hayat Tahrir al-Sham per “dissolversi, ma senza successo”.

Probabile che i turchi abbiano chiesto ai terroristi di entrare nelle fila delle milizie sotto il loro stretto controllo, che presidiano ampie fasce di Idlib.

In questo modo avrebbero potuto offrire ai russi, che nel caso trattano per conto di Damasco, un negoziato tra i loro “ribelli” e le autorità siriane, nel quale poter spuntare un qualche placet all’influenza turca nella regione.

Fallito questo disegno, si arriva al vertice del 7 settembre con Putin e Rouhani, nel quale ha ribadito il suo niet.

Sembrava che però russi e siriani dovessero attaccare ugualmente. Ma così non è stato. Anzi, hanno sospeso i bombardamenti su Idlib.

Il mistero del carico turco

Spiega Xinhua: giovedì “185 camion carichi di armi e apparecchiature militari sono entrati nell’area di Idlib dalla Turchia, sotto la supervisione delle forze turche, che mantengono 12 punti di osservazione a Idlib e nelle vicinanze della campagna di Hama”.

Ciò avveniva mentre russi e siriani tenevano a terra i loro aerei. Cosa che agli occhi dell’estensore della nota appare un tacito placet alla spedizione.

Il carico, prosegue Xinhua, era diretto al “gruppo al-Jabha al-Wataniya lil-Tahrir, appoggiato dalla Turchia […] creato il 1° agosto da cinque fazioni ribelli che operano a Idlib” e Hama.

Insomma, a quanto pare, la Turchia potrebbe decidersi ad appoggiare russi e siriani contro i terroristi. Un “aiutino” che gli consentirebbe di conservare la sua influenza nella regione.

Da questo punto di vista appare significativa la dichiarazione dell’inviato speciale per la Siria di Mosca,  Alexander Lavrentyev, il quale ha affermato che “ora è responsabilità della Turchia separare i gruppi terroristici da quelli moderati”.

Così il confronto di Idlib vede l’introduzione di una nuova variabile. Che certo non piacerà agli interventisti d’Occidente, che puntano molte carte su Ankara.

Lunedì Erdogan va in Russia. Si incontrerà con Putin a Sochi. Vedremo.

La nota di Xinhua segnala anche che alcuni leader dei miliziani favorevoli a una trattativa sono stati assassinati. A testimonianza della irriducibile determinazione dei terroristi (e dei loro sponsor internazionali).

 

Ps. Sembra che i terroristi di Idlib fossero pronti a inviare via internet a tutto il mondo l’ennesimo “attacco chimico di Assad” per far scattare un intervento occidentale. Doveva accadere l’11 settembre, data fatidica per il Terrore.

Sembra stessero già filmando le scene quando sono stati colpiti da un raid russo, che ha mandato in fumo il piano.

Su internet gira il video del bombardamento (avvertenza: è molto crudo). Una Fake-news? Ne abbiamo viste e sentite talmente tante sulla guerra siriana che questa notizia ci sembra più credibile di altre. Ma lasciamo ai lettori l’ardua sentenza.

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