13 Novembre 2020

La Cina riconosce Biden? No, solo che ha preso tanti voti...

La Cina riconosce Biden? No, solo che ha preso tanti voti...
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La Cina riconosce Biden come presidente degli Stati Uniti. Così sui media Usa e internazionali felici per l’accettazione del risultato delle presidenziali da parte di Pechino.

La Terra di Mezzo, infatti, insieme alla Russia, finora era rimasta in silenzio, in attesa del termine del processo elettorale, irritando non poco gli ambiti che sostengono Biden, ansiosi che il mondo riconosca la sua vittoria per far pressioni sul recalcitrante Trump.

Congratulazioni caute

La realtà è alquanto diversa, come fa notare il Global Times, che riferisce il messaggio ufficiale in questione, ad opera di Wang Wenbin, portavoce del ministero degli Esteri cinese: «Inviamo le nostre congratulazioni al signor Biden e alla signora Harris, e comprendiamo anche che il risultato delle elezioni statunitensi sarà deciso in conformità con le leggi e le procedure statunitensi».

Tali congratulazioni, secondo analisti cinesi interpellati dal GT, non sono dirette «al presidente eletto degli Stati Uniti».

In proposito il media cinese riferisce l’opinione di Li Haidong, professore presso l’Istituto di relazioni internazionali della China Foreign Affairs University, il quale ha osservato che «definendo Biden “Mr”‘ piuttosto che “presidente eletto” ,gli osservatori hanno dimostrato che la Cina è ancora cauta».

«Da un lato, la Cina ha riconosciuto che Biden e la Harris hanno tratto un chiaro vantaggio nelle votazioni; dall’altro, ha anche mostrato rispetto per il presidente Trump e i suoi elettori».

Quindi, dopo aver notato che Xi Jinping nel 2016 si è congratulato con Trump solo dopo che Hillary Clinton ha concesso la vittoria (1), cioè quando tutto era compiuto, il GT fa notare la buona volontà di Pechino nei confronti di Trump, la cui amministrazione invece continua a «provocare».

Allo stesso tempo, si tratta di un piccolo segnale diretto a Biden, perché moderi la spinta anti-cinese dell’attuale amministrazione Usa (ipotesi oggi alquanto aleatoria).

Infatti, «le congratulazioni della Cina a Biden sono arrivate dopo che Pompeo ha negato che l’isola di Taiwan fosse parte della Cina». Dichiarazioni di portata devastante, perché la definizione “China One” non solo è alla base di tutti i rapporti tra Pechino e Taipei, ma è anche riconosciuta a livello internazionale, Usa compresi.

L’indipendenza di Taiwan

Riconoscere l’indipendenza  di Taiwan e spingere le autorità di Taipei a una dichiarazione in tal senso, perché di questo si tratta, rischia davvero di provocare una guerra, perché ciò è semplicemente inaccettabile per Pechino.

Sul punto si rimanda a un bell’articolo del National Interest nel quale si spiega peraltro che Pechino sa perfettamente che non può attaccare Taiwan, dal momento che sa bene che gli Usa interverrebbero per difenderla, con esiti devastanti per l’esercito cinese.

Allo stesso tempo il NI fa notare che «la scomoda verità è che Washington si è impegnata esplicitamente diversi decenni fa a non perseguire una politica di “due Cina” oppure “una Cina, una Taiwan ” come prerequisito strategico per stabilire un rapporto con Pechino».

E conclude: «La buona notizia è che, contrariamente al giudizio prevalente, Pechino non cerca scuse o opportunità per attaccare Taiwan: cerca ragioni per non farlo. Il pericolo è che i leader cinesi attualmente non ritengono che Washington e Taipei stiano fornendo loro queste ragioni».

Tale l’esito delle mattane di Pompeo e del variegato ambito anti-cinese che, consigliando Trump, lo ha messo in rotta di collisione con Pechino, incenerendo l’iniziale progetto del Tycoon prestato alla politica, che era quello di trovare un’intesa tripartita Cina-Russia-Usa per riportare un po’ di ordine in questo mondo in preda al caos.

La spinta di tale ambito anti-cinese (che oltre a Pompeo annovera gli influenti consiglieri Steve Bannon e Peter Navarro) non solo ha creato nuove tensioni nel mondo, ma ha anche perso Trump, che è stato indotto a combattere il coronavirus attaccando la Cina.

Posizione che non gli ha portato nessun voto, dato che i suoi elettori l’avrebbero votato a prescindere, mentre ha affossato l’ipotesi di una collaborazione con Pechino per contrastare la pandemia, rifiutando la mano tesa di Pechino, anzi mordendola.

Una collaborazione che avrebbe chiuso prima o comunque ridotto di molto la criticità prodotta dal Covid-19, evitando così a Trump di essere travolto dalla pandemia e permettendogli anzi di presentarsi alle elezioni come salvatore della patria e del mondo.

Il detto dagli amici mi guardi Dio che dai nemici mi guardo io vale anche oltreoceano.

 

(1) Da notare il sottinteso: in quel caso parlò Xi Jinping, non il portavoce del ministero degli Esteri…

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