16 Ottobre 2012

La Costituente italiana e il nome di Dio

La Costituente italiana e il nome di Dio
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Il 5 e il 6 ottobre Assisi ha ospitato una sessione del Cortile dei Gentili, luogo di confronto tra credenti e non credenti. All’incontro ha partecipato anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha ricordato il momento in cui l’onorevole Giorgio La Pira propose alla Costituente di far precedere l’approvazione della Costituzione dalla formula: «In nome di Dio e del popolo italiano si dà la seguente Costituzione». La proposta, ha spiegato Napolitano, suscitò un ampio dibattito che rischiava di rompere quell’unità d’intenti che aveva caratterizzato l’assemblea fino a quel momento.

Dopo il duro intervento di Palmiro Togliatti, ha rammentato il Presidente della Repubblica, che aveva parlato di un «solco ideologico», prese la parola un altro comunista, il latinista Concetto Marchesi, il quale disse: «Ho sempre respinto nella mia coscienza l’ipotesi atea, che Dio sia una ideologia di classe. Dio è nel mistero del mondo e delle anime umane. È nella luce della rivelazione per chi crede; nell’inconoscibile e nell’ignoto per chi non è stato toccato da questo lume di grazia. Ho detto testè al collega La Pira che questo mistero, questo supremo mistero dell’universo non può essere risolto da un articolo della Costituzione, in un articolo di Costituzione, che riguarda tutti i cittadini, quelli che credono, quelli che non credono, quelli che crederanno».

Il Presidente della Repubblica ha voluto rammentare anche l’intervento di Francesco Saverio Nitti, il quale disse: «Perché ci dovremmo dividere sul nome di Dio? Il nome di Dio è troppo grande e le nostre contese sono troppo piccole».

Napolitano ha spiegato come «l’onorevole La Pira –  confermando la nobiltà della sua iniziativa – comprese che potevano prodursi “motivi di screzio profondo, di disunione fra gli animi”, aggiunse che ciò sarebbe andato “contro il punto di vista dal quale era partito” e finì per desistere».

L’intervento di Napolitano è stato pubblicato dall’Osservatore romano del 7 ottobre.

 

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