23 Settembre 2016

La malattia della Clinton e degli ambiti che la sostengono

La malattia della Clinton e degli ambiti che la sostengono
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«Hillary Clinton era ospite di Sarina Fazan su “Florida TV” quando le è stato chiesto di partecipare ad un test neurologico usato per individuare demenza o  Alzheimer nelle persone anziane. Lei ha risposto: “Ho solo avuto una polmonite e ci hanno pensato gli antibiotici a curarla. E’ passata. Per quanto riguarda le informazioni sulla mia salute, rispetto gli standard di chiunque corra per la Casa Bianca”». Così sul Daily Mail del 13 settembre.

 

Questa però la conclusione dell’articolo: «La Clinton dice di stare bene, lo conferma il medico, eppure da lunedì, giorno del suo discorso a Philadelphia, gira un video in cui gli occhi sembrano muoversi fuori sincrono, per conto loro, indipendenti dall’espressione» (per vedere il video cliccare qui).

 

Nota a margine. Il dubbio evidenziato dalla conclusione dell’articolo, pubblicato da un giornale avulso da simpatie trumpiane, è alquanto convincente. Come resta il mistero dell’annullamento di un evento per raccogliere fondi in North Carolina di cui ha scritto Libero il 22 settembre, la cui motivazione risulta alquanto aleatoria: sarebbe rimasta a casa per preparare il dibattito televisivo contro Donald Trump del 26 settembre.

 

Al di là della pervicacia della candidata, il cui temperamento ferreo è notorio, resta il mistero doloroso che vede il partito democratico compatto nel sostenere la sua corsa affannosa alla Casa Bianca, dal momento che è evidente la bugia sanitaria.

 

Per gli ambiti che la sostengono l’importante è che arrivi al voto e alla vittoria, anche se oggi è un po’ meno certa data la risalita nei sondaggi del rivale. Ma manca un mese e potrebbe farcela prima che la malattia si manifesti in tutta la sua portata (una volta presidente, lo sviluppo infausto della patologia potrà essere nascosta per ragioni di Stato, come accadeva per i micidiali “raffreddori” che colpivano i leader dei Paesi dell’ex Patto di Varsavia).

 

Se poi dovesse crollare subito dopo il voto, a portare avanti il programma neocon assegnato alla Clinton penserebbe il suo vice, scelto proprio perché clintoniano di ferro. 

 

Sul punto torneremo, ad oggi ci fermiamo ad evidenziare la nebbia di mistero che avvolge la corsa presidenziale della Clinton, e la pervicacia di certi ambiti nel sostenerne la candidatura. Come fosse questione di vita o di morte (non solo della povera Hillary).

 

La malattia della Clinton è figura di una campagna elettorale a sua volta patologica. E i suoi problemi neurologici si associano a quelli psichiatrici degli ambiti che la sostengono. Non è un bel viatico per la futura presidenza.

 

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