21 Settembre 2015

La Siria e la telefonata Kerry-Lavrov

La Siria e la telefonata Kerry-Lavrov
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Sul Corriere della Sera del 19 settembre Franco Venturini commenta la telefonata di «cinquanta minuti» tra il ministro della difesa russo Sergej Lavrov e il segretario di Stato americano John Kerry del giorno precedente. Oggetto della conversazione la situazione in Siria e la proposta russa di una convergenza Washington – Mosca contro l’Isis. Dopo aver accennato ai dubbi americani, Venturini spiega che, in effetti, la convergenza è possibile dal momento che «l’Isis è il nemico numero uno dell’Occidente. E lo è, o lo sta diventando, anche della Russia», perché molti dei suoi capi e militanti provengono da territori russi e potrebbero tornarci portando il terrore anche là.

 

Prosegue Venturini: «Quanto alla parte americana, ieri Kerry è stato chiarissimo: il nostro obiettivo è la distruzione dell’Isis, ma anche un accordo politico che non può essere raggiunto con la presenza “prolungata” di Assad al potere». Conclude Venturini: «Un disgelo russo-americano dopo l’Ucraina (e magari anche sull’Ucraina) aiuterebbe».

 

Nota a margine. La notizia di questa telefonata (dove anche la durata indica che non si è trattato di una formalità) è il primo segnale concreto che la presenza dei militari russi in Siria ha cambiato il quadro geopolitico del conflitto che vi si sta consumando. Ma, a parte la notizia, abbiamo riportato l’articolo per la parte finale, ovvero l’auspicio un disgelo globale tra le due potenze e per quel virgolettato attribuito a John Kerry.

 

Solo un mese fa per gli Stati Uniti l’uscita di scena di Assad era un apriori irrinunciabile per poter intavolare trattative sulla Siria. Oggi sembra si possa trattare a patto che la presidenza Assad non sia troppo “prolungata”. Una vera e propria svolta (che ovviamente troverà contrasto negli ambiti che stanno alimentando la guerra).

 

L’idea sottesa è quella di un periodo di transizione nel quale Assad resterebbe al potere, che lascerebbe poi in una seconda fase o al termine della transizione stessa. Come tutte le trattative, sempre se proseguirà, anche questa ha un suo inizio e un suo sviluppo. Difficile immaginarne l’esito finale e i dettagli, stante che a trattare si è in due (nel caso siriano molti di più). Ma qualcosa è mutato e va registrato (con cauta speranza).

 

 

 

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