17 Marzo 2017

L'Europa e il problema Germania

L'Europa e il problema Germania
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«Ci hanno provato, il grande filosofo e il ministro degli Esteri tedeschi, a fare dire al candidato francese che il problema dell’Europa è l’austerity imposta dalla Germania, cioè da Angela Merkel. Emmanuel Macron non ci è cascato. Il suo problema – ha detto – è fare le riforme in Francia». Inizia così un articolo del Corriere della Sera del 17 marzo di Danilo Taino dedicato a un incontro al quale, oltre al candidato alle presidenziali francesi, era presente il filosofo Jürgen Habermas e il ministro degli Esteri tedesco Sigmar Gabriel.

 

Riportiamo anche la sintesi dell’intervento di Habermas: «Il risultato delle politiche di questi anni, ha spiegato, ha creato “differenze acute” nella crescita del Pil, nell’inflazione, nei debiti pubblici. Asimmetrie tra Nord e Sud. “L’Europa è destinata a fallire se la Germania non sarà capace di ridurre le divaricazioni”».

 

Nota a margine. Istruttivo questo incontro. Anzitutto perché conferma che Emmanuel Macron, il quale potrebbe essere il prossimo sfidante di Marine Le Pen alle presidenziali francesi, è il candidato di sistema. Un suo eventuale successo non farà altro che «riaccendere la fiammella del motore Parigi-Berlino», come accenna Taino, con la Francia in posizione ancillare rispetto alla Germania.

 

A Berlino non sarà chiesto nessun cambiamento di prospettiva e la sua eventuale vittoria non farà altro che confermare l’egemonia tedesca sul vecchio continente in una prospettiva globalizzante. Ciò non esclude possibili cambiamenti: ad esempio, appunto, un rafforzamento dell’asse Parigi-Berlino (oggi un po’ in ombra dal momento che il presidente transalpino ha più volte tentato timidamente di fare asse con l’Italia e altri Paesi europei per tentare di attutire le strette dell’austerity).

 

Sono anche possibili cambiamenti strutturali, basti pensare che la Merkel recentemente ha ipotizzato un’Europa a due velocità. Eventuali cambiamenti che saranno attuati solo in funzione del mantenimento dello status quo: anche a Berlino si sono accorti che il mondo è cambiato dopo la Brexit e la vittoria di Trump; da qui la necessità di aggiustare anche il quadro europeo perché resti funzionale agli interessi tedeschi. 

 

I media mainstream italiani oggi esultano perché l’onda populista è stata fermata grazie alla sconfitta di Wilders alle elezioni olandesi. A motivare tale esultanza la minaccia che il suo partito avrebbe rappresentato per l’integrità europea.

 

Le considerazioni di Habermas indicano una prospettiva molto più realistica: o la Germania cambia o l’Europa è destinata a fallire. Ciò vuol dire che il problema dell’Europa non è Wilders, che ha solo fatto eco al malcontento di massa, ma Berlino, che tale malcontento alimenta con la sua cecità (per non dire altro). Che a mettere in guardia riguardo tale prospettiva sia il più autorevole filosofo tedesco è particolare di non secondaria importanza.