17 Settembre 2018

Il vacillante trono di Mohamed bin Salman

Il vacillante trono di Mohamed bin Salman
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Si infittiscono le previsioni nefaste sul futuro di Mohamed bin Salman (MbS). In un articolo su Nwesweek, Madawi al Rashed avverte che il governo del principe ereditario sull’Arabia Saudita è preda di una “erosione lenta e pericolosa”.

Mentre per lo storico Michael Burley , che ne scrive sul Times, i suoi giorni sarebbero “contati”.

Due previsioni con tempistiche diverse ma convergenti sul nodo di fondo, ovvero l’irreversibile ruina del breve regno di MbS.

Mohamed bin Salman, l’illusionista

Alla base delle due analisi la divergenza tra le utopie vendute dal giovane principe ai propri sudditi e la realtà che ne è conseguita: nessuna riforma da lui promessa è andata in porto.

L’Arabia Saudita capace di intraprendere un futuro imprenditoriale distaccato dal petrolio è di là da venire. E le magnifiche sorti e progressive in chiave di politica estera si sono arenate in Yemen e in Qatar.

L’isolamento e la caduta del Qatar, progetto studiato a tavolino da MbS, non è andato in porto. Ed è solo servito a incrinare l’alleanza con i Paesi del Golfo, con tutte le conseguenze negative del caso.

Ma ancor più tragico si è rivelato l’errore della guerra yemenita: la facile vittoria non è arrivata, anzi i missili dei ribelli Houti hanno iniziato a cadere minacciosi alla periferia di Riad.

Una guerra che costa ai sauditi tra “$ 5 miliardi e $ 6 miliardi al mese”, scrive Burley, tra spese vive destinate all’esercito (molti i mercenari) e le spese per ottenere supporto diplomatico e armamenti da Gran Bretagna e Stati Uniti.

Inoltre, la grande operazione finanziaria connessa alla quotazione della compagnia petrolifera di bandiera, la Aramco, presso la Borsa di New York (o altrove, dal momento che sono state valutate alternative), dal valore di 2mila miliardi di dollari, non è riuscita.

Scacco reso ancor più duro dal fatto che tale operazione gli avrebbe attirato un fortissimo sostegno internazionale da parte di Washington (o di altri, a seconda della location del piazzamento in Borsa), acquistato, appunto, a suon di petrodollari.

Mbs e il suo omologo Usa

Infine, la forte repressione interna, non solo verso critici del regime e attivisti, ma anche contro figure di spicco della Casa reale, se in un primo tempo lo ha rafforzato, ora lo vede del tutto isolato, con i notabili del Regno uniti nell’avversione comune verso l’impetuoso giovane.

Tale avversione avrebbe spinto “il principe ereditario a dormire per tutta l’estate a bordo di uno yacht accuratamente difeso al largo della città di Jeddah”….

Il Times ricorda che re Salman, ancora in carica, può cancellare il futuro radioso del piccolo principe con “un colpo di penna”, cancellando le sue prerogative alla successione. Ma è presto per far vaticini.

Quel che conta è che al momento il suo trono è vacillante e che egli non è più un interlocutore di rilevanza primaria per le sorti del Medio oriente, al contrario di quanto avvenuto al tempo della sua investitura.

Si noti come, in parallelo, sia venuta meno anche l’improvvida intraprendenza di Jared Kushner, il genero di Trump, che in coppia coll’ereditario principe saudita ha seminato guai un po’ in tutto il Medio oriente.

I due rampolli, almeno momentaneamente, sono stati estromessi dai giochi dei grandi. E il mondo non sembra rimpiangerli.

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