13 Aprile 2019

Elezioni Israele: Netanyahu vince, ma non stravince

Elezioni Israele: Netanyahu vince, ma non stravince
Tempo di lettura: 3 minuti

Benjamin Netanyahu vince la sua quinta elezione e il mondo intero ne riconosce l’indubbia capacità politica. Entra nella storia come il più longevo primo ministro d’Israele e vince la sfida con Benny Gantz, l’ex Capo di Stato maggiore che per la prima volta sembrava potesse soffiargli lo scettro.

Vince appunto, dicono tutti, e ora, con una maggioranza decisamente di destra, ha la forza per rilanciare le sue sfrenate ambizioni (nel senso tecnico, senza freni).

Netanyahu si libera dei rivali di destra

Ragionamenti che non tengono conto che il Medio oriente è terra di complessità e imprevisti (o miracoli, come dicono quanti – ebrei, cristiani e anche musulmani – chiamano quel fazzoletto di terra Terrasanta). Variabile da tenere in debito conto, altrimenti non si capisce granché di quanto vi accade.

Variabile che va tenuta presente nell’analizzare i risultati elettorali, da leggere con la cautela del caso. Cautela che sta usando anche la Commissione elettorale che, dopo aver scrutinato il 95% dei seggi, ha ritardato il conteggio (accuse di brogli); tanto che oggi ancora si ricontano schede.

Percentuale minima quella da rivedere, ma può cambiare cose, come dimostra il testa a testa tra il partito di Gantz e quello di Netanyahu: dapprima erano appaiati a 35 seggi, oggi invece il premier si è ripreso il vantaggio, avendo il Likud strappato un seggio a un altro partito di destra. Cambiamento solo simbolico, ma ha importanza.

Detto questo, il calcolo finale non sembra lasciare dubbi: ai vari partiti di destra vanno 65 seggi, mentre agli altri (il Labour party, i Blue and Wihte di Lapid e Gantz e la sinistra di Meretz) ne vanno 55. Vedremo se ci saranno ulteriori sorprese.

Nell’analizzare il voto va tenuta in debito conto la sparizione dell’ultradestra di Naftali BennetAyelet Shaked dal Parlamento israeliano. I due avevano ingaggiato un duello con Netanyahu, tanto da insidiarne la leadership della Destra.

Naftali-Bennet

Naftali Bennet

Ambizione che gli aveva consegnato due ministeri importanti e li aveva portati a tentare di affondare il governo negli ultimi mesi. Fondato un nuovo partito, i due immaginavano di rilanciare la sfida a destra. A meno di sorprese, non gli è andata bene.

Netanyahu ha dunque messo a posto l’ultradestra, dalla quale non deve più temere insidie.

Possibilità di compromesso

Ma ciò non toglie che qualche problema glielo potrebbero porre altri, in particolare il partito di Israel Beitenu, che ha conquistato cinque seggi.

Va tenuto in debito conto che tra Netanyahu e Lieberman in passato c’è stata dialettica, tanto che quest’ultimo aveva tolto l’appoggio al governo.

Avigdor Lieberman

Avigdor Lieberman

Lieberman ha divergenze profonde col premier, in particolare sulle priorità riguardo la sicurezza israeliana, che il primo vede minacciata esclusivamente dall’Iran, il secondo principalmente dai palestinesi. Dialettica che può riprodursi anche su altri temi.

Altro discorso per Kulanu, partito di centro-destra che ha guadagnato quattro seggi e che prima delle elezioni non aveva escluso a priori un’alleanza con Gantz.

Ora appoggerà Netanyahu, certo, ma la sua (pur attutita) prossimità al presidente Reuven Rivlin ne fa un soggetto meno succube all’imprevedibilità di Bibi.

Insomma, quel che emerge è che Netanyahu, eliminata la concorrenza nell’ultradestra, dovrà cercare compromessi con Kulanu (cosa facile, forse) e con Lieberman (cosa più ardua, dato che quest’ultimo è vecchia volpe e sa di essere l’ago della bilancia: cinque voti dall’altra parte e il governo rischia).

Resta, infine, l’ipotesi di un grande compromesso Netanyahu-Gantz. Arduo, ma non impossibile, dato che tale esito porterebbe Bibi davvero nella storia.

Va tenuto conto che gli è vitale un governo forte: gli servono i voti per varare leggi che lo salvino dalle inchieste della magistratura (Yedioth Ahronoth ipotizza che la coalizione di destra potrebbe giocargli qualche scherzo sul punto).

Netanyahu vince, dunque, ma non stravince. E se certo è passato alla storia, deve giocare bene le sue carte, dato che anche nel poker, il suo gioco preferito in politica, i punteggi alti possono non bastare a vincere il piatto.

 

Ps. I rappresentanti di seggio del Likud si sono presentati ai seggi con telecamere nascoste per filmare gli arabi che si recavano a votare, con certo scandalo della stampa israeliana…

Pps. Il giorno successivo al voto era previsto l’allunaggio della prima navicella spaziale israeliana, che avrebbe palesato l’ingresso del Paese nel club delle nazioni “spaziali”, pendant simbolico alle sue aspirazioni globali. Problemi al motore, si è schiantata. Non un buon auspicio.

 

 

Mondo
17 Maggio 2024
La rivolta "colorata" in Georgia
Mondo
16 Maggio 2024
Gaza, l'ossessione Netanyahu