2 Gennaio 2024

Seul: l'attentato al leader dell'opposizione

La scorta poco attenta, come per Shinzo Abe e le altre similitudini tra i due leader. Le prossime elezioni e la rotta della Corea del Sud.
Seul: l'attentato al leader dell'opposizione
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L’attentato al leader del principale partito di opposizione della Corea del Sud, Lee Jae-myung, ha suscitato scalpore, portando la quieta nazione asiatica alla ribalta globale. Lee si è salvato per miracolo, infatti l’attentatore lo ha colpito al collo con un pugnale lungo “in tutto 18 cm e una lama di 13 cm“. Difficile scamparla, ma Lee ce l’ha fatta perché il colpo non ha reciso la carotide.

Come avvenuto per l’attentato costato la vita all’ex premier giapponese Shinzo Abe, la scorta sembra essere stata poco attenta, non avendo notato il gesto del potenziale assassino, il quale, avvicinatosi per avere un autografo, ha estratto l’arma e colpito di fatto indisturbato.

Tipo bizzarro l’attentatore, il quale nell’occasione portava una corona di carta azzurra in testa ed è stato notato nei pressi di Lee anche in circostanze precedenti, sempre con la sua corona azzurrina in testa, probabile indizio di una pianificazione dell’attentato (Chosun Ilbo).

Abbiamo accennato al fatto che si tratta del secondo attentato politico eccellente avvenuto in Estremo oriente nell’ultimo anno e mezzo, dopo quello dell’ex leader giapponese Shinzo Abe, il quale aveva provato, in parte riuscendoci, a ri-orientare la politica estera nipponica strappandola alla rigida tutela USA per avvicinare il suo Paese alla Russia (così sul sito ufficiale del governo giapponese: “il primo ministro Shinzo Abe e il presidente Vladimir Putin hanno tenuto15 incontri al vertice, attraverso i quali hanno approfondito la loro amicizia e fiducia”).

Abe e Lee, storie parallele

Lee condivide un destino similare, avendo sfidato i diktat americani sul confronto con la Cina e portato il suo partito a prendere una posizione pragmatica nei confronti di Pechino.

Ne riferiva, in un articolo dello scorso luglio, The Diplomat, media statunitense con focus sull’Asia, che spiegava appunto la divergenza sempre più accesa tra il presidente Yoon Suk-yeol, che ha sposato la strategia dell’Indo-pacifico di marca statunitense, e il partito democratico guidato da Lee.

Divergenza, scriveva The Diplomat, che si è palesata in tutta la sua plasticità quando il presidente, in un’intervista alla Reuters dello scorso aprile, aveva criticato aspramente la politica cinese nei confronti di Taiwan provocando una reazione furiosa della Cina che, per bocca del suo ambasciatore a Seul, aveva stigmatizzato l’intervista. Nell’occasione, Lee si era fatto immortalare seduto accanto al diplomatico cinese.

Non solo la Cina, diversa è anche la posizione verso la Russia: mentre Yoon, quando è scoppiata la guerra ucraina, ha sposato la linea anti-russa dell’Occidente, il partito democratico sudcoreano ha avuto un approccio ben più moderato. Divergenze anche nella politica verso la Corea del Nord, con la quale il partito democratico vuole dialogare, in aperta opposizione alla linea conflittuale imposta dagli Stati Uniti a Seul (su tali punti si può consultare la sintesi di wikipedia).

La dialettica sulla politica estera si è intrecciata con uno scontro giudiziario-politico al calor bianco, che ha visto Lee accusato di vari crimini, con conseguenti richieste al Parlamento di un mandato a procedere da parte della magistratura, contro il quale il leader del partito democratico si è difeso strenuamente (Piccolenote).

Seul: le elezioni di aprile

Scampato dalle fauci della magistratura e riaffermato il suo potere all’interno del partito, nel quale era stato messo in discussione dopo le disavventure giudiziarie, Lee ora è scampato anche a un tentato omicidio.

L’eliminazione per via giudiziaria e per vie più dirette degli avversari politici appartiene alle dinamiche usuali della lotta politica occidentale e, a quanto pare, ha preso piede anche in Asia.

Il partito democratico sudcoreano, pur condannando l’azione come “un atto terroristico e una minaccia alla democrazia” ha chiesto che non sia oggetto di speculazioni politiche, ma di limitarsi ad augurare al ferito una pronta guarigione. Così evitiamo speculazioni anche noi, nonostante i legittimi interrogativi che la successione degli eventi suscita.

Ad aprile 2024 in Corea del Sud sono previste le elezioni politiche. Nell’ottobre scorso si sono svolte le elezioni suppletive per la carica di sindaco del distretto di Gangseo di Seoul, “considerate un indicatore del sentimento dell’opinione pubblica dell’area metropolitana di Seoul in vista delle elezioni generali del prossimo aprile” e si è registrata una “vittoria schiacciante” del partito democratico, come annota il sito asiatico Hankioreh. La prospettiva che la Corea del Sud possa cambiare rotta è concreta. Ma gli imprevisti sono dietro l’angolo, come denota l’attentato al leader del partito democratico.

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