13 Luglio 2019

Negli Usa spira un vento di contrasto alle Guerre infinite

Negli Usa spira un vento di contrasto alle Guerre infinite
Tempo di lettura: 3 minuti

La Camera degli Stati Uniti approva una legge che limita il potere di guerra del presidente, imponendo la necessità dell’approvazione del Congresso per avviare un  intervento militare. Un voto che i promotori della legge hanno definito storico.

La norma impedirebbe al presidente anche di usare la legge emanata nel post 11 settembre, che gli conferisce potere assoluto in risposta a un attacco terroristico, non solo in patria, ma anche all’estero. Potere usato per le guerre infinite sponsorizzate dai neocon.

La legge, che “riflette la stanchezza generale per la guerra dopo quasi due decenni di conflitti in Medio Oriente”, scrive il New York Times, non ha attuazione immediata, dato che una norma analoga è stata respinta dal Senato.

Si dovrà cercare un compromesso tra i due rami del Congresso; esercizio lungo, difficile e che certo depotenzierà il ruolo del Parlamento.

Ma comunque è un passo nella direzione di una riappropriazione da parte del Congresso delle prerogative di guerra che, nel tempo, sono diventate appannaggio assoluto del presidente.

Gli “affamati di guerra” vengano al Congresso

A promuovere tale legislazione sono stati i democratici, da tempo impegnati in questa battaglia, ma anche alcuni repubblicani.

Il disegno di legge è stato infatti presentato dal democratico Ro Khanna e dal repubblicano, Matt Gaetz, e ha ricevuto il voto di 14 repubblicani, mentre 7 democratici hanno votato contro (certe divisioni sono trasversali).

Gaetz peraltro non è un repubblicano qualsiasi: è considerato molto vicino a Trump. Probabile, dunque, che abbia avuto il tacito appoggio del presidente, che nonostante gli eccessi verbali è poco incline a mettere le mani alla fondina, come ha dimostrato anche di recente frenando all’ultimo minuto un raid contro l’Iran.

Così Gaetz ha salutato la legge: “Se i miei colleghi tanto affamati di guerra, alcuni dei quali hanno già suggerito di invadere il Venezuela e la Corea del Nord e probabilmente qualche altro paese prima del pranzo di domani, sono così certi della loro causa contro l’Iran, facciamo in modo che portino a questo livello l’autorizzazione a usare la forza militare contro l’Iran. Facciamo in modo che portino il caso al Congresso e al popolo americano”. Parole non usuali nel Parlamento Usa…

Chiudere le guerre infinite

Sulla necessità di limitare il potere di guerra del presidente, un interessante articolo di Natalie Dowzicky sul National Interest.

“Dopo la stesura della Dichiarazione di Indipendenza – scrive la Dowzicky – il Congresso ha dichiarato guerra solo undici volte. Tuttavia, per volere del presidente, le truppe americane sono andate in tutto il mondo, spesso in luoghi in cui erano indesiderate e non necessarie”.

“L’ultima volta che il Congresso ha dichiarato una guerra fu contro la Romania nel 1942. Eppure, da allora Washington ha lanciato ‘attacchi coordinati’ contro il Vietnam, la Corea, il Golfo Persico, l’Iraq e l’Afghanistan – e questa è solo la breve lista. Tutto ciò deve finire”.

Non solo, dopo l’11 settembre, grazie all’AUMF (Authorization for Use of Military Force), gli Stati Uniti hanno dato il via alle “guerre infinite” contro il Terrore, anche perché, “non è mai stato definito esplicitamente” cosa voglia dire “combattere il terrorismo”.

Così i militari americani sono presenti in questi Paesi: “Afghanistan, Iraq, Siria, Yemen, Somalia, Libia, Kenya, Niger, Camerun, Uganda, Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Gibuti, Giordania, Turchia, Egitto, Cuba e Kosovo” (e altrove).

“È tempo di porre fine all’infinita guerra al terrore”, recita il sottotitolo della nota del National Interest.

In memoria di John Quincy Adams

La necessità di porre freno alle guerre infinite sta prendendo piede anche ai più alti livelli, come dimostra la creazione di un think-tank dedicato a John Quincy Adams, presidente Usa ricordato per la sua celebre frase: “Gli Stati Uniti non vanno all’estero in cerca di mostri da distruggere” (vedi Roberto Vivaldelli per Inside Over).

La Fondazione è stata creata con i soldi di George Soros, finanziatore del partito democratico, e dei fratelli Koch, munifici sostenitori del partito repubblicano.

Una fondazione bipartisan, dunque, con lo scopo dichiarato di ri-orientare gli Stati Uniti verso la diplomazia. Sia Soros sia Koch sono avversari di Trump e di certo non sono pacifisti, anzi in questi anni hanno cavalcato a proprio agio e profitto l’onda lunga delle guerre al Terrore.

Ma è evidente che certe tematiche iniziano a mordere e anche chi ha sostenuto la necessità di un Impero muscolare sta immaginando altro. Diffidare è ovviamente d’obbligo, ma il cambiamento va comunque registrato con prudente sollievo.

 

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