15 Gennaio 2022

CORBEVAX, il vaccino più sicuro che arriva dal Texas

CORBEVAX, il vaccino più sicuro che arriva dal Texas
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Lo scorso 4 gennaio il Texas Children’s Hospital Center for Vaccine Development il Baylor College of Medicine hanno annunciato che il vaccino da loro sviluppato, il Corbevax, è pronto per essere distribuito.

Un altro vaccino made in USA dunque, ma è profondamente diverso da Pfizer & co. La prima grande differenza rispetto al vaccino campione d’incassi sta nel metodo di produzione.

Corbevax, vaccino “facile”

Corbevax è realizzato con una tecnica vecchia e usata da anni, che usa della fermentazione microbica in lievito, simile al processo impiegato per realizzare il vaccino ricombinante dell’epatite B, che molti paesi poveri di risorse producono e usano.

Questa caratteristica lo rende più “facile” e dovrebbe contribuire ad ottenere due risultati importanti

Il primo, conseguente la decisione di svilupparlo come prodotto senza brevetto, è di diventare velocemente il vaccino più diffuso al mondo. Infatti, le sue specifiche sono “aperte”, e quindi può essere facilmente realizzato dai produttori di vaccini di tutto il mondo.

Peter Hotez, uno dei ricercatori a capo del progetto, lo ha descritto come un «regalo per il mondo», sottolineando che la tecnologia è già stata trasferita a produttori di vaccini in India, Indonesia, Bangladesh e Botswana’ (ISole24ore).

Un “danno” collaterale di tale scelta potrebbe essere di mandare presto in pensione il pessimo programma Covax, promosso dai benefattori mondiali capitanati da Bill Gates, che in un anno è riuscito a consegnare solo una frazione di quanto promesso (che sarebbe comunque stato largamente insufficiente per i bisogni del “terzo mondo”).

“Questo nuovo vaccino COVID ha diverse caratteristiche distintive che lo rendono particolarmente adatto all’uso in contesti poveri di risorse: è sicuro, efficace e può essere prodotto localmente in quantità molto elevate. Corbevax è facile da conservare e poco costoso” (edizione italiana di Scientific American).

Il governo indiano ha già ordinato 300 milioni di dosi e la Biological E. Limited (BioE) BioE, l’azienda che produce il vaccino, prevede di produrne almeno 100 milioni al mese a partire da febbraio.

Circa 150 milioni di dosi sono già state prodotte e sono pronte per essere distribuite. Quando entreranno in funzione le linee di produzione degli altri paesi e facile prevedere che questi numeri aumenteranno in via esponenziale, considerando anche che l’India è la fabbrica di vaccini del mondo.

Il secondo fondamentale aspetto riguarda il fronte della efficacia e della sicurezza, due aspetti strettamente correlati. I risultati ottenuti dal vaccino texano sembrano estremamente interessanti.

Secondo l’articolo dell’edizione italiana di Scientific American infatti :”Come il vaccino ricombinante per l’epatite B, che deriva dalla stessa tecnologia, Corbevax ha un eccellente profilo di sicurezza. In uno studio di fase tre effettuato in India, Corbevax ha causato eventi avversi principalmente lievi, rendendolo forse uno dei vaccini Covid-19 più sicuri in uso”.

Se tutto ciò fosse confermato, Corbevax potrebbe così dare un contributo decisivo alla fine delle guerre Vax/noVax che tanti danni stanno facendo, con una società dilaniata e polarizzata. Infatti, potrebbe attutire le diffidenze verso i vaccini, riguardanti spesso la nuova tecnologia a base mRna usata da Big Pharma.

Il profilo dell’efficacia ha dato, fino ad ora, risultati incoraggianti rispetto ad altri vaccini anche se ancora non sono disponibili i risultati contro la diffusissima variante Omicron, attesi a breve (d’altronde, anche Pfizer e Moderna hanno annunciato che i loro farmaci specifici per tale variante saranno pronti in primavera).

Ovviamente qualche dubbio è ancora lecito, soprattutto verso eventuali future mutazioni del virus. Ma si può anche sperare che il trend del virus, più diffusivo e più “mite” rispetto a un anno fa, possa anche evitare al modo la vaccinazione perenne.

Dulcis in fundo “questo vaccino anti Covid-19 ha uno dei costi più bassi tra quelli finora disponibili”.  Una caratteristica che, però, potrebbe anche portargli sfortuna.

Infatti, potrebbe attiragli la sfortuna che ha imperversato su un altro vaccino a basso costo, l’Astrazeneca, che, per diversi analisti si è attirato certi strali proprio per la sua eccessiva economicità (circa 2€ a dose contro i 15€,, diventati in seguito 25€, dei vaccini Pfizer e Moderna).

Non che certe critiche fossero basate sul nulla, ma è probabile che ci sia stata un’eccessiva enfatizzazione di alcune sue criticità, che a noi appaiono peraltro simili a quelle dei suoi omologhi Usa, ai quali invece è stato usato un diverso trattamento: Non per nulla, il farmaco anti-covid Astrazeneca è ancora largamente usato in Gran Bretagna senza eccessivi problemi…

Si spera che il contesto, diverso da 12 mesi fa, favorisca un diverso destino per il Corbevax e, sempre che l’efficacia sia confermata, una sua più larga diffusione.

 

Ps. In un’intervista al Tempo, il noto virologo Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova, ha dichiarato: “La corsa alle varianti a cui stiamo assistendo è legata alla poca efficacia nel tempo di questi vaccini. Serve una strategia diversa…bisogna investire in vaccini diversi, di seconda generazione, che abbiano una durata maggiore… mi riferisco a vaccini mutuati su quelli tradizionali che inducano risposte molto più prolungate. Se durassero due o tre anni non saremmo in questa situazione […]».

Quindi questi vaccini tradizionali contro il Covid sarebbero una novità? «Sì, finora non ne abbiamo avuti. Le faccio un esempio. Il vaccino contro l’epatite B è per antonomasia uno dei migliori mai realizzati. E dura vent’anni».

 

 

 

 

 

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