4 Gennaio 2019

La Warren e Netanyahu accolgono il ritiro Usa dalla Siria

La Warren e Netanyahu accolgono il ritiro Usa dalla Siria
Tempo di lettura: 3 minuti

Benjamin Netanyahu ed Elizabeth Warren hanno commentato il ritiro delle truppe americane dalla Siria. Con interventi di certo peso.

Le parole di Netanyahu

Netanyahu ha affermato che gli Stati Uniti continueranno a guidare la guerra economica all’Iran, mentre Israele sosterrà il contrasto militare.

Parole bellicose, ma va tenuto presente che il premier israeliano ha conquistato il consenso dei cittadini israeliani, che ad aprile torneranno alle urne, presentandosi come l’unico politico in grado di garantire la sicurezza di Israele.

E però, affidando agli Usa solo un compito politico, Netanyahu sembra aver accettato il ritiro del loro contingente militare dalla Siria, chiedendo però che Washington continui a far pressioni sull’odiata Teheran.

Le sue dichiarazioni sembrano così riprendere quelle del presidente Trump, che, nel giustificare il ritiro, ha rivendicato l’efficacia delle sanzioni imposte a Teheran.

La prospettiva che vede Israele contrastare in solitaria l’Iran implica che il premier israeliano ha (forse e per ora) dismesso l’idea di uno scontro diretto con Teheran, dal momento che Tel Aviv non può sostenerlo da solo.

Insomma, le posizioni del premier israeliano sembrano ricalcare quelle del suo Capo di Stato Maggiore Gadi Eisenkot, che alcuni giorni fa aveva relativizzato la portata del ritiro americano (Piccolenote).

Posizione non in linea con quanti in Israele premono per una resa dei conti con l’Iran più immediata (e catastrofica) e che sperano di riuscire a far recedere Trump dal suo intento.

Le parole della Warren

A sorpresa, a favore del ritiro delle truppe dalla Siria si è schierata anche la democratica Elizabeth Warren, che si è candidata a sfidare Trump nelle elezioni del 2020.

“Penso che sia giusto ritirare le nostre truppe dalla Siria”, ha affermato in un’intervista a Msnbc. “Tutti gli esponenti dell’establishment della Difesa che continuano a dire [a Trump] ‘no, non puoi farlo’  devono spiegare come pensano di vincere quelle guerre e con quali mezzi”.

“L’idea di continuare a tenere truppe, sempre più truppe, in quella parte di mondo, non funziona”, ha aggiunto.

Certo, la democratica ha criticato le modalità del ritiro, spiegando che Trump non ha un piano e lascia scoperti gli alleati regionali degli Stati Uniti; ma sul fondo della questione appare in sintonia con il presidente.

Così la Warren ha inteso smarcarsi dai liberal del suo partito, i quali invece hanno unito le loro voci a quelle dei neocon, in una canea tesa a intimidire il presidente e a farlo ricredere sulla sua decisione.

La Warren in tal modo spera di conquistarsi i favori dell’ala sinistra del suo partito, quella che fa capo a Bernie Sanders, che ha un peso maggiore dopo le elezioni di Mid-term.

Forte nella base del partito democratico, ora tale ambito ha anche suoi esponenti al Congresso, che hanno – tacitamente – accolto con favore la mossa trumpiana.

La presa di posizione della Warren fa intravedere come la sfida che lacera il cuore dell’Impero esula dal teatrino destra – sinistra.

Di tweet e riscatti

Il presidente si sente più forte dopo la vittoria alle elezioni di Mid-term (vedi Piccolenote). Tanto da poter fare quel che non aveva fatto finora.

E da rivendicare di aver “licenziato” il ministro della Difesa James Mattis (che invece aveva affermato di essersi dimesso) perché non condivideva il ritiro.

Più che significativo il tweet di Trump del 31 dicembre: “Ho fatto una campagna contro le guerre infinite. Ricordalo”. Una sfida aperta ai neocon.

Questi ultimi, e così chiudiamo la nota odierna, si trovano alle prese con una nuova criticità, alla quale i siti russi stanno dando rilevanza ignota altrove, nonostante la rilevanza del caso.

Un gruppo di hacker ha trafugato documenti segreti sull’attentato dell’11 settembre. E chiede un riscatto per non rivelarli. La loro (impossibile) pubblicazione, secondo gli hacker, “finirebbe per seppellire il deep State” americano, che evidentemente ha qualcosa, o tanto, da nascondere.

Interessante… È un periodo movimentato.

 

Nota. Per Deep State si intende lo Stato Profondo, il nocciolo duro dei vari apparati di sicurezza, sia militare che di intelligence; ai quali in genere sono collegati alti funzionari dello Stato, politici e figure chiave dei media, dell’economia e della Finanza (e altro).

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