8 Settembre 2013

Notes, 8 settembre 2013

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Putin. Deus qui conspicis familiam tuam omni humana virtute destitui paschali interveniente solemnitate tui eam brachii protectione custodi: è una preghiera della liturgia ambrosiana con la quale don Giacomo Tantardini, il 20.5.2009, concludeva una delle sue catechesi. E che lo stesso traduceva in questo modo: «O Dio, che vedi che la tua famiglia umana è destituita di ogni forza umana, per la solennità della Pasqua – ovvero per la resurrezione del Signore – custodiscila con la protezione del tuo braccio potente». In questo momento così tragico per il mondo e per la Chiesa, incombente una nuova guerra umanitaria e forse mondiale, piace ripeterla. 

Sulla vicenda non ci attarderemo, rimandando alle parole del Papa in occasione della veglia convocata a piazza San Pietro, pubblicate integralmente nelle note. 

Piace però, in questa sede, soffermarsi su un aspetto della questione: le guerre “umanitarie” intraprese dopo l’11 settembre nei Paesi arabi in nome della civiltà occidentale cristiana hanno avuto l’effetto – forse non voluto da alcuni, ma non certo inconsapevole – di ridimensionare la presenza cristiana nella terra che ha visto il dolce Gesù camminare uomo tra gli uomini. Questo nuovo intervento in Siria provocherà un ulteriore ridimensionamento di questa piccola comunità, se non la sua estinzione, anche in considerazione della possibile estensione del conflitto al vicino Libano e alla Palestina. Uno scenario da apocalisse.

Così appare evidente, non solo a noi di Piccolenote, basta leggere la missiva del Papa al G 20, che Vladimir Putin – per interesse nazionale, ma non cambia affatto la sostanza delle cose – in questo momento ha un ruolo di freno a certe forze oscure e ultimamente diaboliche – l’uomo che si fa Dio, come ha detto il Papa durante la veglia per la pace – che vogliono trascinare il mondo in un nuovo conflitto. Freno, o  katechon, come si legge nell’apocalisse descritta da san Paolo (2 lettera ai Tessalonicesi).

Anche per questo abbiamo citato quella catechesi, perché proprio in quella circostanza, parlando delle vicende del mondo e della lotta che l’Anticristo porta a quelli che sono di Gesù, don Giacomo ebbe a dire: «Giussani – siccome l’ho già detto lo posso anche dire –, meravigliando anche me […] – disse: “la salvezza della Chiesa si chiama Putin”. Eravamo nel 2002 e Putin non aveva fatto neppure tutto il cammino che poi ha fatto». 

Altra catechesi di don Giacomo, stavolta dell’Aprile del 2010: «Quando Giussani ha detto che la salvezza della Chiesa è Putin, lo si considerava pazzo. Giussani ha detto questo tre anni prima di morire. È la stessa cosa di quando il profeta Isaia dice che Dio avrebbe salvato il Suo popolo attraverso Ciro, “il mio eletto che non mi conosce”, e non perché Ciro si è convertito».

Cenni più attuali che mai.

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