24 Novembre 2017

Cronache dall'Egitto bombardato

Cronache dall'Egitto bombardato
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Il Terrore piomba in Egitto. Oltre 185 i morti nell’attacco a una moschea nel piccolo centro di Bir el-Abed, nel Nord del Sinai. Una bomba, poi un commandos che spara sui fedeli in fuga. In questo modo l’Agenzia del Terrore saluta l’accordo avvenuto ieri in Egitto tra tutte le forze politiche palestinesi, che prevede elezioni  entro un anno.

Ci sono nodi ancora da sciogliere in tale prospettiva, ma l’accordo di massima è stato raggiunto. E il Terrore è impazzito: tale riconciliazione è infatti un ulteriore passo in direzione della stabilizzazione del magmatico mondo palestinese, nodo dolente del Medio oriente e fattore di instabilità regionale. E la stabilizzazione toglie spazi manovra agli agenti del Terrore.

L’oscuro Califfato, ormai di fatto debellato in Siria e Iraq, con questo macabro messaggio rilancia la sua sfida assassina e la rilancia contro l’Egitto, che in questi ultimi giorni si è dimostrato fattore di stabilizzazione regionale.

Non solo per aver mediato con efficacia l’accordo intra-palestinese: l’Egitto, infatti, ha contribuito a disinnescare la mina del rapimento del primo ministro libanese Saad Hariri ad opera dei sauditi (vedi Piccolenote).

Tanto che, dopo aver lasciato Ryad per recarsi in Francia, Paese che ha guadagnato il suo rilascio, prima di tornare in patria ha fatto una tappa non casuale al Cairo.

Non solo, quando Ryad in questi giorni cruciali ha rilanciato la crociata contro l’Iran accusandolo di alimentare la destabilizzazione regionale, il presidente Al Sisi ha dichiarato la sua contrarietà (“Tra sunniti e sciiti non possono scoppiare nuove tensioni, il medio oriente è già molto provato e fragile”, vedi anche Mauro Indelicato su Occhi della Guerra). Ritagliandosi in questo modo un ruolo super partes e di ponte tra i due ambiti confliggenti.

Da qui, quindi, l’odio del Terrore, che ha colpito oggi in maniera così dura. Per inciso, solo tre giorni fa un kamikaze si è fatto saltare in aria in una moschea nigeriana. Anche qui oltre cinquanta sono stati i morti… Un altro modo per rilanciare la sfida assassina degli adepti della Paura, che in Nigeria sono associati a Boko Haram, affiliata Isis.

Siamo a oltre duecento morti ammazzati in tre giorni. Tutti islamici, colpiti mentre pregavano o si recavano a pregare in moschea.

Una macabra contabilità che non torna nella narrazione semplicistica centrata sullo scontro di civiltà, che vedrebbe l’islam sfidare l’Occidente. Come si vede, lo scontro attuale è molto più complesso e meno banale. Anzi tale banalizzazione fa solo il gioco del Terrore, perché non aiuta a comprendere le sue dinamiche né  quindi a contrastarle.

Detto questo, in una nota del 21 novembre (vedi Piccolenote) avevamo annunciato che la sconfitta dell’Isis in Siria e Iraq avrebbe scatenato pericoloso nervosismo. Concludendo: “si spera che non scorra troppo sangue”.

Non siamo profeti: semplicemente è evidente che il Terrore vive di ossessioni, dal momento che le sue lucide e geometriche strategie sono partorite da menti consegnate alla follia criminale (un po’ come Hitler, la cui nefasta parabola non può spiegarsi senza tale fattore di fondo). Da qui la coazione a ripetersi con certa funesta banalità.

 

Ps. Di solito non pubblichiamo immagini raccapriccianti. Nel caso specifico abbiamo fatto un’eccezione che conferma la regola. Perché crediamo aiuti a comprendere l’orrore che attanaglia il mondo islamico. Abbiamo pensato cioè possa aiutare quanti sono stati irretiti dalla narrazione dello scontro di civiltà.

Non vuole essere un atto d’accusa, stante che non è facile evitare tale nefasto incantesimo, dal momento che la reiterazione ossessiva di tale narrazione da parte dei media è un vero e proprio bombardamento dal quale è difficile districarsi.

PPS. Mentre scrivo di altro, il numero di morti nella moschea egiziana sale esponenzialmente: almeno 235 le vittime. Una ecatombe.

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