26 Ottobre 2017

Di leggi elettorali e Bankitalia

Di leggi elettorali e Bankitalia
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In genere non scriviamo su questioni italiane, perché ormai il nostro Paese non ha alcun peso nelle questioni che riguardano il destino del mondo, tanto lontana la cosiddetta e vituperata prima Repubblica che invece era autorevole interlocutore internazionale di tanti e vari ambiti, tanto che più volte l’Italia ha avuto ruoli di primo piano nelle controversie internazionali.

Oggi quell’Italia è stata spazzata via da élite finanziarie – culturali internazionali (in combinato disposto con oscure forze nazionali), che hanno portato a compimento quanto accaduto nel ’78, quando, con la morte di Aldo Moro, il Paese fu consegnato in via definitiva alla sovranità limitata.

Come accade per le malattie, anche il collasso dell’Italia ha conosciuto momenti alterni e si è consumato dopo una lunga e penosa agonia che ha avuto varie fasi, dove a periodi di stasi sono succeduti precipitosi collassi.

Tant’è, oggi ci ritroviamo con una classe dirigente altra, conseguente a tale sviluppo, ovvero accettata a livello internazionale perché votata all’insignificanza.

Un’insignificanza non solo della classe politica, sulla quale si appuntano e si limitano gli strali della critica, ma anche degli ambiti propri dell’informazione, culturali, imprenditoriali e finanziari.

Questa premessa ci sembrava necessaria per arrivare al punto, che è poi il varo della nuova legge elettorale, il cosiddetto rosatellum, che va ad arricchire il ricco quanto misero elenco delle leggi elettorali che si sono succedute nel corso della cosiddetta seconda repubblica (altro sintomo dell’instabilità sistemica).

Come le precedenti, anche la  nuova norma elettorale si dispiega attraverso artifizi per iniziati. Ma al di là della sua elaborazione esoterica, il dato più inquietante è che essa è strumentale a incardinare il Paese in un ordine nuovo, nel quale il voto dei cittadini non ha più alcun valore.

Infatti a questa legge corrisponderà un governo di coalizione destra-sinistra (a meno di più che improbabili travasi rilevanti di voti), consegnando le opposizioni, essenziali per la democrazia, all’insignificanza.

Peraltro il dato che su tale norma elettorale sia stata posta la fiducia sia alla Camera che al Senato non è solo una scelta politica, ma è simbolo dei foschi scenari futuri, ovvero la futura insignificanza non solo delle opposizioni ma dello stesso Parlamento, ridotto a mera cassa di risonanza di quanto andrà a produrre il governo.

Una iniziativa che ha uno sponsor di eccezione, ovvero quel Matteo Renzi che, in linea con i desiderata di oscuri ambiti nazionali e internazionali, aveva già proposto una riforma costituzionale articolata in modo di vanificare il potere legislativo del Parlamento.

Sul punto fu bocciato sonoramente in quella che potrebbe essere stata l’ultima votazione effettiva espressa in Italia. Ma evidentemente ha un salvacondotto più che efficace. Serve ancora agli ambiti che lo hanno scelto come volto simpatizzante di una riforma della Repubblica italiana in senso elitario.

Probabile che le riforme bocciate nel referendum di allora possano essere riproposte attraverso altre modalità e passare per vie diverse da quelle referendarie. Il panorama politico che produrrà la nuova normativa elettorale offrirà nuove e più variegate possibilità in tal senso.

Non solo la norma elettorale. L’ex sindaco di Firenze in questi giorni ha portato un affondo inusuale contro il Governatore della Banca d’Italia Vincenzo Visco. Iniziativa che, al di là del merito, ha Innescato un conflitto istituzionale insano quanto indebito.

Tanti e diversi hanno stigmatizzato l’inopportuno intreccio insito in questa azione, dal momento che Visco è stato chiamato a far chiarezza sulla vicenda Banca Etruria che ha toccato non poco l’ex sindaco di Firenze e il suo entourage.

Ma la gravità di quanto avvenuto va ben oltre l’intreccio in questione. È noto che tanti e importanti fondi di investimento stanno puntando sul collasso dell’Italia. Non sono notizie riservate a pochi, ne hanno parlato anche diversi organi di informazione (cliccare qui e qui per qualche esempio).

Un dato che Renzi e i suoi ispiratori non possono non conoscere. Destabilizzare la Banca d’Italia, che ha il compito di salvaguardare il sistema finanziario del nostro Paese, non è solo dilettantismo allo sbaraglio o peggio. Assume contorni più che inquietanti.

 

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