29 Aprile 2015

Bernini, Autoritratto

Bernini, Autoritratto
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A Roma a Palazzo Barberini è in corso una stupenda mostra dedicata ai disegni di Gian Lorenzo Bernini. Una mostra affascinante, ricca di sorprese, dove si può ammirare il gruppo straordinario di disegni provenienti dal Museo di Lipsia, arrivati a quel museo dalla collezione di un bibliotecario della città. Tra le sezioni più belle c’è la parete iniziale dove sono stati raccolti una serie di ritratti e di autoritratti di Bernini.

 

Non si saprebbe quale scegliere tra questi volti che Gian Lorenzo mette sulla carta con una libertà suprema, senza nessuna preoccupazione stilistica, ed evidentemente affascinato dai volti che si trova davanti. Ma il volto che Bernini più mette in mostra è il proprio. Come accade in questo meraviglioso autoritratto, realizzato intorno al 1625, e oggi conservato all’Ashmolean museum di Oxford. È un autoritratto che dice tanto dell’arte di Bernini. Ci dice della sua spavalderia, di uomo che non si formalizza troppo e che affronta la realtà con grande libertà e quasi sfrontatezza.

 

Bernini obbedisce alla tipologia degli artisti che nascono imparati. E il suo sguardo non lascia dubbi in proposito. In una stagione in cui le complicazioni intellettuali iniziavano a inquietare le menti degli artisti, Bernini non si lascia impressionare. Il suo è lo sguardo sicuro di uno che non è intaccato da nessun dubbio. Di uno che non teme dicotomie tra il pensare e l’apparire. Bernini è personaggio cinematografico ante litteram. Sa che il mestiere dell’artista chiede anche doti da regista e da uomo di spettacolo e non se ne sottrae. Sa che il suo mestiere non si esaurisce dentro la fortezza dello studio, ma deve proiettarsi in un palcoscenico ben più grande che è quello pubblico.

 

In questo autoritratto vediamo un uomo che ha preso bene la vita, che non tiene nascoste le doti che il buon Dio gli ha messo tra le mani. Solo a uno così, fortunato e sicuro di sé, si poteva permettere di riplasmare la più bella città del mondo, cioè Roma. Compito che Urbano VIII gli affidò stanandolo dal suo destino di scultore e trasformandolo in architetto e urbanista. Se Roma è la città aperta, la città dove le bellezze sono per tutti e di tutti, lo dobbiamo in gran parte a quest’uomo sfrontato, che si godeva la vita e che non teneva segreti.

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